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GIANGI PEZZOTTI

ARCA – murali in rudere

Non appena mi è stato possibile tornare all’aria aperta, dopo la quarantena, ho ripreso a passeggiare in campagna. Subito la mia attenzione convalescente è stata catturata dal fascino di un rudere dimenticato, inaccessibile e pericolante.

 

A mio rischio e pericolo il giorno dopo ci sono entrato, un esempio da non imitare nel modo più assoluto. Mi ero portato appresso i colori e così ho iniziato a dipingere, dando una nuova vita a quei muri senza speranza. Non è possibile visitare questo luogo, per cui ho pensato di renderlo accessibile al pubblico in un altro modo, realizzando un breve video.

 

Iniziando a lavorare non ho avuto bisogno di chiedermi “cosa” dipingere, dopo l’esperienza appena passata tutto attendeva già dentro di me e chiedeva solo di manifestarsi.

 

In fondo la Storia è un tessuto di cose e di accadimenti, di forme e di destini, a cui l’uomo esteriore partecipa subendo le leggi di Natura e di cui l’uomo interiore patisce puntualmente le conseguenze. Cos’altro poteva risalire in superficie dopo una catastrofe pandemica, se non un’arca?

 

Quella del Diluvio si era collocata nel punto di mezzo dell’avventura umana primordiale, dividendo senza possibilità d’appello il mondo naturale che c’era prima da quello decisamente più artificiale che venne dopo. Stavolta, potrebbe verificarsi il processo inverso?

 

 

Buona visione.

 

 

 

ARCA
murali in rudere

 

https://www.youtube.com/watch?v=UN8YdPwvSEA

 

 

video e musica dell’autore

divulgazione consentita dal proprietario del rudere, signor Luigi Zambelli

GIANGI PEZZOTTI

21 Mag 2020 in Arte

11 commenti

Commenti

  • Ottima la scelta dell’arca, caro Giangi, si addice al momento che stiamo attraversando. Dopotutto l’espressione «attraversare le acque» significa nascere, venire al mondo. Anche la nascita imminente di un nuovo essere umano viene annunciata da un segno fisico inequivocabile che nel linguaggio popolare si definisce «rompersi delle acque».
    Dal Diluvio in poi «affrontare l’acqua» è diventata la prova regina, uno Spirito che non riesca a superare il «confine» muore per sempre. Sarà così anche stavolta?
    Di sicuro il momento è cruciale, un vero e proprio «passaggio delle acque» che segnerà un cambio di passo esistenziale, o un nuovo corso, oppure una «nuova Era». Ancora non riusciamo a vedere «oltre», essendo tuttora immersi nell’acqua fino al collo, ma certamente cambieranno molte cose.

    • In questo tempo ammutolito e fermo, da quel rudere sono stato risucchiato come in un parto a ritroso e poi spintonato alla sua presa .
      Vi ho sentito la protezione dell’ ARCA e le ho dipinto la fusoliera di semi antichi e preziosi
      Grazie Rita

  • Che bella storia Giangi, e che bell’opera, constestualizzaata poi come meglio non si poteva, sia come “cornice” estetico/funzionale, sia come momento storico che ci è dato vivere (per chi ha potuto soprav-viverlo!).
    La tua arca è un segno forte che ci aiuta ad uscire dalla temperie drammaticamente contingente, per riportarci , come protaganisti, tra consapevolezza e sensibilità aperta, permeabile, nella nostra “storia”, come solo l’arte, grazie a chi “artista” è per davvero, può aiutarci a fare.

    • Grazie Francesco

  • Il cntributo di bellezza vale, e chi lo vede avrà pensato: “ma che bravo questo giovane graffitaro, non è come i soliti. E ci credo, proprio per niente! E sarebbe bello che dalla tua “impersa” nascesse un seguito, un concorso come era per i graffiti del muro di Berlino ad esmpio. Se la cosa ti interessa Cremascolta è con te, per portaare avanti la proposta, cercare i siti, assicurarsi che la tua centralità nell’iniziativa non vada persa.
    Un complimento all’uomo dietro l’artista, mi piace molto il tuo monito: “un esempio da non imitare nel modo più assoluto”

    • Caro Adriano, questa mia avventura la vorrei lasciare isolata come quel rudere, l’idea che proponi credo non sia di facile realizzazione, anche se non escludo possa trovare adesioni.
      Grazie

  • Di Giangi Pezzotti avevo avuto modo nel 2016 di visitare la mostra allestita nella torre campanaria di Offanengo e fin d’allora mi ero ripromesso di poter ospitare un intervento a lui dedicato sulle pagine di Insula Fulcheria. Mi auguro che almeno nei prossimi numeri questa possibilità si avveri. In quella mostra mi aveva colpito il simbolismo orientale espresso attraverso un linguaggio arcaico che si imponeva ripetutamente, assorbito nel logo di tradizioni lontane. Vi ho colto il legame stridente che sembra far convivere in un sofferto connubio culture lontane, inconciliabili con la realtà d’oggi. In queste opere alla stregua di un mantra insistente hanno trovato declinazione ideogrammi quasi indecifrabili alla comprensione dell’uomo contemporaneo. Nel video “ARCA murali in rudere” ancora più stridente emerge il binomio tra le macerie abbandonate di un Occidente al tramonto che è rappresentato da desolate dimore che sembrano venir fagocitate all’ esterno dalla selvaggia bellezza di una lussureggiante vegetazione. La dimora diroccata apre con la rappresentazione di un’arca diretta ad un viaggio eterno. All’ interno si muove una foresta di simboli che faticosamente trovano spazio sulle pareti fatiscenti e sbrecciate. Ci vengono incontro geometrici mandala che racchiudono gli archetipi della purezza vitale: l’unicorno, il fior di loto, il corpo femminile e la croce ansata. Si susseguono disegni che esprimono il significato della conoscenza : la rosa, i raggi a ventaglio del sole,l’uomo universale leonardesco, l’occhio specchio dell’anima. Appaiono intercalate una miriade di stelle, trifogli, nodi gordiani e scarabei rispettivamente sinonimi di luce, fortuna, potere e resurrezione. In questo labirinto di figure è facile perdersi e per non smarrirsi occorre saper trovare la strada giusta.

    • Devo dire che anch’io sono rimasta colpita dall’uso disinvolto che l’artista fa dei simboli ancestrali. Per me che studio da sempre la Storia delle Origini e le sue connessioni con gli Anni della Fine, i nostri, è stato stupefacente scoprire che quei segni immagazzinati nell’intimo di ognuno gli “vengono fuori” così, senza che lui sappia cosa significhino né quali siano le loro origini. Il tutto a conferma dell’eredità culturale e genetica che ci portiamo dentro. Se solo sapessimo cosa farne …. ma sono sicura che re-impareremo. La Storia, in fondo, è una ruota che gira.

    • Un commento che manifesta una scrupolosa, dettagliata ed esporativa osservazione.
      Grazie

  • L’uomo che non osa è uomo morto. Esci e sporcati di vita. Ora più che mai di vita e messaggi d’amore ci si nutre. Ora più che mai il solo uscire di casa e incontrare persone ci fa sentire come quel “rudere”. Noi, ora, siamo come edifici fragili capaci di riprendere vita solo toccati da mani delicate, da cuori impavidi e zeppi di colore che con occhi sempre aperti sul mondo sanno risvegliarci da torpori e da questa fragilità umana che di tutto ci spaventa. Con saggezza e sensibilità ci vien dimostrato, ancora una volta, che la bellezza giace in ogni dove e che nulla ha una sola vita. Grazie, una visione purificatrice. Un video ricco di grande attenzione verso il mondo e la vita ed una sensibilità rara. È stato un bel viaggio, e ci mancava da tempo.

    “A ridere c’è il rischio di apparire sciocchi, a piangere c’è il rischio di essere chiamati sentimentali. Ad esporre le vostre idee e i vostri sogni c’è il rischio di essere chiamati ingenui. Ad amare c’è il rischio di non essere corrisposti. Ma bisogna correre rischi, perché il rischio più grande nella vitale è quello di non rischiare nulla. (Leo Buscaglia)”

    Chi cammina nel mondo con amore così, non rischierà mai abbastanza. Non troverà mai muri non pronti ad accoglierlo, perché saranno salvati. Non troverà mai tetti pronti a cadere, perché saranno cielo. Non troverà mai terrà che non doni germogli, perché in lui sgorga vita.

    Un grazie speciale all’artista, molto bravo davvero!
    Grazie Cremascolta per averci regalato questa boccata di ossigeno.

    • grazie Cin Albe

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