Oggi avrei potuto riferirvi sulla serata di ieri in cui Selvaggia Lucarelli presentava il nostro dottore e assessore Attilio Galmozzi, avrei potuto raccontarvi di interviste fatte al mattino al personale dell’Ospedale, oppure sul mio incontro con il Direttore Generale della nostra ASST dott. Germano Pellegata, ma preferisco stralciare da questo documento che egli mi ha fornito, in segno di trasparenza e collaborazione, per meglio orientarmi in relazione alla mia diretta domanda: «Cosa stiamo facendo per non lasciarci cogliere ancora di sorpresa la prossima volta?», e con prossima volta intendendo sia un colpo di coda dell’attuale epidemia che una nuova, che sapete considero ineluttabile, da uno a mille anni, ma più uno.
Premessa: visto che è un campo di studi che sto affrontando seriamente per una memoria storica richiestami da altra Associazione, prego di non far ripartire la diatriba dei sì e no, vero e falso, o stacco. Non voglio dire “No perditempo” ma semplicemente “Stiamo ai fatti”.
Bene, la delibera, che peraltro non trovo in Internet, quindi doppiamente doveroso informarvi, ha all’oggetto: PIANO DI RIORDINO DELLA RETE OSPEDALIERA: ATTTUAZIONE DELL’ART.2 DEL D.L. 34/2020, da cui stralcio “Qualora, per le esigenze di cui al comma 1, occorra disporre temporaneamente di beni immobili per far fronte ad improrogabili esigenze connesse alla gestione dell’isolamento contagiati da SARS-CoV-2,…”. E già l’attinenza mi appare dubbia.
Procediamo oltre i “considerato, dato atto e stabilito…” e arriviamo ai delibera.
Di rilievo al punto 3 la cifra di € 225.345.817.
Per far cosa? Potenziamenti di impianti, efficientamento energetico, sicurezza…
Punto i comma 4): Potenziamento della rete territoriale… (e finalmente ci siamo all’allerta e al flusso di informazioni precoce?), ma continua … con particolare riferimento alla assistenza psichiatrica. Capisco, infatti prima di ricevere me il DG era impegnato in una riunione, se ho capito le sue spiegazioni, sui danni psichici da trauma epidemico, ma non c’entra ancora sul “far di meglio perché non accada di nuovo”
Comma 7, e forse ci siamo: “ di dare mandato alla Direzione Generale Welfare di avviare, contestualmente alla trasmissione del piano, un’nterlocuzione col Ministero della salute affinché le attività rese dalle strutture private accreditate e a contratto rientranti nel piano stesso, non siano riconducibili ai limiti di spesa individuali del D.L.n. 95/2012”.
Sì, ci siamo, ma…
Traduzione: le suddette Strutture lavorano a budget. Notorio che terminato il budget annuale concesso possono rifiutare i Pazienti. Si dice semplicemente che, solo se hanno voglia di non rifiutare quelli infettivologici, possono anche sforare sul tetto. Gli saranno pagati a parte insomma.
Caro Attilio, grazie dell’informazione e intrattenimento di ieri con storie toccanti e sulle tue vertenze con Gallera, ma a questo punto era inutile che tu denunciassi che mentre Crema, nodo della cintura di fuoco intorno a Milano, affogava in un’assistenza disperata a Pazienti su treni di barelle e ambulanze in continuo arrivo, S. Donato ne aveva in P.S. quattro!
Era e sarà ancora così, perché il pubblico resta il fratello sfigato del privato, fosse anche convenzionato, ma che si sceglie i pazienti, senza nessuno che gli dica: “tu fai quello che fanno gli altri se vuoi lavorare!” No, nemmeno in corso di calamità.
Commenti
Vedo che essendo concentrate tutte le energie in pescheria questa notizia, per me una vera affermazione di discrezionalità di scelte sulla pelle della gente, non merita attenzione.
Adriano, giustamente il tuo post non dovrebbe aver bisogno di sollecitazioni perchè la salute riguarda tutti, sia che sul piatto si mettano esperienze personali o decreti legge. E indubbiamente la salute porta a comportamenti da parte di tutti direi discutibili. Sarà che conseguenza di una cattiva salute potrebbe essere lasciarci la pelle, sarà che siamo tutti ipocondriaci e tutti con la flippa della prevenzione. Flippa indotta naturalmente, e qui in gioco ci sono cultura, progressi della medicina ed enormi interessi economici. Appunto: i soldi. E penso a quelli che noi facciamo spendere al sistema sanitario e quindi allo Stato. Con la fortuna che qui da noi pagando un tiket abbiamo accesso a tante prestazioni, e noi over 65enni non paghiamo neppure quello per alcune patologie ed esami diagnostici. In ospedale ci andiamo gratis anche se ormai ti dimettono il prima possibile con corredo di fasciature e medicazione da fare, cateteri e flebi. E allora, alla bisogna si ricorre al medico di base, all’amica infermiera e all’assistenza di familiari. Oltretutto, dopo una coronarografia, ti dimettono con allegata una fattura di cortesia informativa su quanto sei costato al sistema. Ma arriviamo anche al ruolo del medico della mutua al quale ci rivolgiamo sempre più spesso e sempre di più con richiesta di accertamenti di tutti i tipi. Così in questo momento post virus ti rendi conto di quante persone ricorrono a queste indagini, dopo un periodo di freno dovuto alla paura del contagio. Ora, passi la mattina presto davanti ad un qualsiasi laboratorio per contare quanti malati o aspiranti tali sono diligentemente in fila con la fifa terribile il giorno dopo di scoprirsi malati. Fortunatamente per tutti non è così, magari un asterisco poco allarmante o nella sfiga la previsione di ulteriori indagini. Perchè ormai il medico di base, sempre più burocrate, ha perso istituzionalmente quella capacità di ascolto che magari farebbe fare meno prelievi e pipì a te, e allo stesso tempo gravare meno sul Sistema. Ma ormai la paura prende tutti e il medico di base per paura di cannare una diagnosi e magari denuncia conseguente, prescrive, prescrive e prescrive. In verità, magari per circolari regionali o ministeriali alcuni medici frenano, e magari dopo insistenze riesci a farti prescrivere una risonanza magnetica che accerta che hai un menisco rotto. Ma, anche senza personalizzare, la medicina territoriale per come la intendo io dovrebbe essere proprio questo: un rapporto di fiducia col proprio medico e la sua capacità di ascolto. Che eviterebbe quei momenti difficili di frequentazione di non luoghi che sono gli ospedali e i laboratori quando per noi sono appunto luoghi alla massima potenza. E dove la burocrazia e l’impersonalità dei rapporti ti porta ad una solitudine non data solo dalla paura che ti accompagna, ma anche da una tecnologia che mette tanti in difficoltà anche solo per il pagamenti del tiket fai date. E poi quegli sportelli, dove magari dietro un vetro che alimenta il distacco ti trovi di fronte un impiegato/a poco gentile che ti serve come se fossimo in ferramenta. In verità non è necessario che l’addetto partecipi compassionevolmente alle due vicende sanitarie, ma quante volte ci si trova in situazioni di disagio che ti fan maledire la tua presunta malattia, ma anche la spersonalizzazione data dalla modernità di tutti gli iter che affrontiamo. Scusa Adriano per queste riflessioni spicciole, ma sai, prima o dopo in questa concretezza ci troviamo tutti. E il pensiero alla fine è uno solo: tutto il nostro sistema sanitario va ripensato.
Ivano grazie delle considerazioni, ma io addito un punto preciso: possibile che mentre ci si chiede se il modello lombardo sia la settima meraviglia decantata dai Formichiferi in giù, proprio quando il suo fallimento è palese di fronte all’emergenza lo si inasprisca negli intenti?
Mi cito: “… le attività rese dalle strutture private accreditate e a contratto rientranti nel piano stesso, non siano riconducibili ai limiti di spesa individuali del D.L.n. 95/2012”. Questo vuol dire che nessuno ha tirato le orecchie a San Donato, privato convenzionato, per non aver dato una mano mentre Crema affogava nel guano, ma anzi, in futuro questi infettivi brutti e sporchi curateli pure, che ve li pagheremo a parte! Ricordo la lotta per far dotare ospedali e fondazioni di un P.S., ma a quanto pare è un organo di facciata! Se io non respiro il mio Ospedale di competenza è Crema, anche se abito a Caleppio di Settala più vicino a San Donato! E Crema lo deve fare, altrimenti provvedimenti disciplinari, agli altri, i blasonati, il premio economico!
Certo, Attilio Galòmozzi ha confermato che agli Ospedali Covid è stato dato un riconoscimento economico finale, ma non è così che funziona, un ospedale è un ospedale, non un interventificio di alta classe e fuori da qui ammalati che ci fanno perder tempo. I consulenti dell’edilizia ospedaliera americana, consapevoli che prima o poi sarebbe successo, consigliavano TUTTI OSPOEDALI CON REPARTO SETTICI COSTRUITO IN EDIFICIO A PARTE, da tener vuoto in attesa. Il problema, mi rendo conto, diventa politico, perché questa distinzione fra ospedali da reddito e ospedali da cure al bisognoso, ha una ben precisa paternità.
E il fatto che ricalco che nei progetti non si intende almeno ammorbidire la tendenza è per me allarmante non solo perché si tratta di salute, ma per la discrezionalità gestionale fra investimenti privati e capitali pubblici.
Certo Adriano, nell’ottica del Covid, e magari di una seconda ondata, anche di lettura della prima, con errori ed omissioni e persone sbagliate, le strategie e gli obiettivi devono essere diversi e ben precisi. Io, passata la grande paura, mi orientavo già verso l’ordinario del territorio. Ad esempio quello di assumere infermieri, per numero di abitanti, per svolgere servizio a domicilio non sarebbe sbagliato. Anche il vigile di quartiere non sarebbe stato male, ma dove sono, chi li ha mai visti?
Io ho l’originale della delibera del sedici, che contiene tutti i programmi. Se ti interessa te ne posso fare copia, perché metterla a puntate qui, 26 pagie e tabelle, mi sembrerebbe un tecnicismo, e, poco da fare, nemmeno quando l’organizzazione sanitaria interseca di brutto la politica sembra risvegliare quelli che dicono di avere il diritto di essere curati e non vofgliono mettere il naso nel come. Già, tocca ad altri, ed ecco poi le frittate!
Adriano, non puoi recuperare il link? O altriment, per non specialisti pigri come il sottoscritto, non riesci a sintetizzare i punti principali? Sai che troppe pagine tecniche sono difficili da leggere. Grazie.
Me l’ha data in stampa il direttore generale. E’ quella che ho messo come immagine in evidenza, ma io l’ho cercata in internet e non la trovo. Per riassumerla devo finire di leggerla, ma da quel che vedo dagli incontri che sto avendo per defnire questa brutta pagina storica in pratica dicono tutte “fate quanto di meno peggio con quel che avete”. Comunque visto che devo inserirne passaggi di rilevo nel cpitolo del volume annuale GAC certo che mi ricordo di te. Per ora vi ho segnalato quanto già evidnte dalle prme pagine.
Grazie
Raga, rovista che ti rovista sono arrivato alla Delibera 3264 citata in epigrafe da Adriano, questo il link:
https://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/istituzione/Giunta/sedute-delibere-giunta-regionale/DettaglioDelibere/delibera-3264-legislatura-11
Ivano, vedi un pò se ti funza.
Adesso però mi ….viene da vomitare, meglio che esco a prendere aria (senza mascherina!)
Visto? Non a caso la sto leggeendo tutta a puntate, dopo l’impatto delle prime pagine che vi ho comunicato, nella mia sala lettura preferita: quella dopo il caffè del mattino…
In effetti la lettura di queste delibere mette a disagio. Sarà meglio aspettare delucidazioni da Adriano. Lui del mestiere e noi meno fatica..