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FRANCESCO TORRISI

A Roma 16 ottobre 1943: vergogna dell’umanità

 

Avevo un mese emmezzo, ero nato in casa, con la levatrice, come si usava allora, da mamma Iris, sola, il papà combatteva, in Borgo San Pietro e, me beato, ero a Crema, via …..dalla pazza folla, mentre a Roma le SS, miseramente, vergognosamente coadiuvate dai fascisti, stavano mettendo in atto una delle azioni più vigliacche e spregevoli delle quali un combattente si possa macchiare: dopo aver taglieggiato la comunità ebraica romana chiedendo oro (30 Kg !) in cambio della vita, rubato l’oro, non mantenevano la promessa e arrestavano con un blitz “RAZZIA” più 1250 ebrei, soprattutto donne, bambini e anziani.

Due giorni dopo, il 18 ottobre 1022 persone, tra cui un bimbo nato il giorno precedente, sono condotte alla stazione Tiburtina, ammassate in 28 carri bestiame privi di ogni servizio igienico e deportate nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.

Solo 16 di loro ritorneranno,!

Il tutto con la collaborazione dei fascisti romani e il …..silenzio/assenso del Papa romano.

E’ il primo grande arresto di massa degli ebrei in Italia, seguito dalla loro deportazione in un centro di messa a morte nell’Est dell’Europa, l’inferno di Auschwitz-Birkenau, evento che dà anche il via a una serie di retate e deportazioni successive nel resto del Paese.

Non ci sono foto sulla razzia del ghetto, il 16 ottobre 1943. Eppure i nazisti avevano l’abitudine di riprendere ogni cosa, perfino le esecuzioni di donne e bambini nei villaggi russi. Ma di quella giornata non sono rimaste immagini.

Il cortometraggio del 1997 di Ettore Scola (1931–2016), “1943 – 1997″ – opera sconosciuta ai più – con poche sequenze, costruisce un discorso dal grande impatto emotivo, mostrando tutta la capacità espressiva ed evocativa del cinema.
Parte dallo stesso Portico di Ottavia, luogo del dramma e mostra nella ricostruzione cinematografica quello che non fu documentato nella realtà.

https://www.youtube.com/watch?v=8naTk77tTGg&feature=emb_title

In tempi di spudorato negazionismo, anche dell’evidenza, consci come purtroppo si è che i media consentono di far acquisire agli utenti anche le più squallide menzogne, basta ripeterle senza pudore, credo sia necessario ricordare, anche se la mente tende a sfuggire i ricordi più spiacevoli, che mostrano le bassezze alle quali i nostri (dis)simili si sono abbassati, ricordare e non stancarci di farlo!

FRANCESCO TORRISI

16 Ott 2020 in Storia

5 commenti

Commenti

  • Grazie, Francesco, per questa testimonianza.
    Una delle pagine più vergognose della nostra storia recente.
    Am Yisra’el Chai.

  • Un bella memoria di un pezzo di vergogna nazionale. Grazie Francesco. Un bel libretto di un grande critico letterario, Giacomo De Benedetti, “16 ottobre 1943” riedito nel 2005 ne racconta i fatti. Da leggere, anche nelle scuole.

  • Il cognome corretto è Debenedetti. Il libretto è smilzo, meno di 100 pagine. I fascistoni d’Italia, con l’appoggio del Vaticano a cui importava di più il buon rapporto con Hitler e Mussolini, che la sorte degli ebrei, appaudirono la deportazione, a Roma come a Ferrara. Gli stessi fascistoni che nel dopoguerra si posizionarono dove meglio serviva. E il Vaticano si aggrappo’ ai vetri per imbastire una difesa del loro silenzio di fronte alla deportazione dei ebrei di Roma. Una vergogna, già dimenticata dall’estrema destra italiana. Pure, la faccenda non scalda la sinistra radicale, che ha sposato i palestinesi, che sono incapaci di crearsi un governo democratico, ma hanno governi corrotti, non meno di quello israeliano in carica. Una sinistra che detesta gli israeliani, e rimpiangono che durante i famosi “sei giorni” gli arabi non abbiano fatto polpette del piccolo Stato, allora a maggioranza laburista.

  • Riflettere e ricordare non basta mai, ma la ricetta per l’antidoto? Quando al mostro stiamo concedendo roppo spazio? Qul’è il momento in cui un domani i sopravvissuti potrebbero dire: “era allora che andava fermato!”. E ora, a che punto siamo? Perché si clona anche da una sola cellula, rinasce, e solo un’immunità di massa rinvigorita da continue vaccinazioni di ricordo, quale tu ci fornisci Franco, e riflessioni sulla necesssità di una catena di sorveglianza individuale e collettivamente organizzata possono creare una cultura di base efficace (con cultura non intendendo certo quella libresca). Soprattutto non dovremo mai più dirci “ma come è stato possibile?” perché la clessidra si può capovolgere in qualsiasi momento di tensione e necesstàà globalizzata. E queste condizioni non debbono determinarsi più.
    Più tempo passa fra una nefgandezza e l’altra (perché non è certo stato il primo caso nella storia) e più si cementifica nel costume la refattarietà alla barbarie, ma anche il ricordo si attenua, e invece si tratta di eventi emozionali di massa sempre in aguato. Per questo la memoria andrà rinnovata con ogni mezzo anche alle generazioni a venire, che preparandosi al peggio, con l’eredità che abbiamo loro lasciato, saranno ancor più esposte di noi al mostro, la crudeltà suprema.

  • Sì, Marino, la pubblicazione di Giacomo Debenedetti andrebbe letta e meditata. Erano le 5 e 30 del 16 ottobre 1943, un sabato mattina, quando le truppe naziste fecero irruzione nel ghetto ebraico di Roma. Un blitz a sorpresa che giungeva a due giorni dalla richiesta del colonnello Kappler a quella comunità di parecchi chili d’oro (pare che fossero addirittura 50 chili), in cambio della salvezza. Un inganno. Che quindi aggiunge alla qualifica di boia quella di spergiuro. Un aspetto poco in linea con l’epica di Wewelsburg e con certi atteggiamenti nibelungici. Certo, esser boia è l’elemento fondamentale. Ma essere pure non un boia Sigfrido bensì un boia Efialte la dice lunga su quanto il passaggio dal mito nazista alla cialtroneria nazista sia stato breve. L’atroce rastrellamento ha luogo in quell’alba maledetta tra le urla, i pianti, le violenze, gli insulti, i cani, i camion e si conclude con la deportazione ad Auschwitz di 1023 ebrei, dei quali torneranno in Italia solo 16 persone, una donna e nessun bambino.
    La lucidità con cui Giacomo Debenedetti, nel suo libro sul 16 ottobre 1943, oggi di nuovo disponibile grazie all’editore Sellerio, ci espone quei fatti è ammirevole. Il testo è stato da poco ripubblicato dalla casa editrice Magnes Press dell’Università Ebraica di Gerusalemme. l’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv ha recentemente dedicato un seminario online al ricordo di questa tragica data, a cui hanno partecipato studiosi e ricercatori storici. Se anche in Italia qualcuno si dimenticherà di questi orrori, fino a quando Israele sarà in grado di combattere e ricordare, la memoria di quella vicenda, come di molte altre, resterà scolpita e incancellabile.
    Che si tratti delle Schutzstaffel oppure dei delinquenti islamici che decapitano i cittadini europei, la risposta a questi comportamenti deve essere chiara, forte e molto decisa.
    Perché hai ragione, Adriano: la barbarie, di qualunque genere e di qualsiasi provenienza, non si tollera ma si combatte.

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