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FRANCESCO TORRISI

Gli “Stati generali” del Movimento 5 Stelle.

 

Mi piace sottolineare, esplicitare la posizione di uno dei due “leader storici” del Movimento che pare tornare ad occuparsene a “pieno titolo”.

Di Battista “non vede l’ora” (queste le sue parole in un filmato sull’ANSA

http://www.ansamed.info/sito/videogallery/italia/2020/11/15/stati-generali-m5s-di-battista-non-vedo-lora-di-tornare-in-prima-linea_ec8e4098-77e3-4066-a1c0-42adfdce1580.html

di tornare a mettersi in gioco per il movimento 5*, ma con estrema chiarezza enumera le sue 6 condizioni per farlo:

Le “sei garanzie” per un suo coinvolgimento, sono rivolte “anche al Presidente del Consiglio e tutti i Ministri”.

  • In primo luogo, Di Battista chiede “la revoca definitiva della concessione ai Benetton”.
  • Poi, “una presa di posizione chiara rispetto al tema dei conflitti di interesse tra sistema finanziario e gruppi mediatici”, e “la risoluzione sul tema del conflitto di interesse tra politica e finanza”, aggiunge, definendo “indecoroso l’ultimo esempio che riguarda l’ex ministro Padoan”.
  • “Tre – elenca – chiedo che venga scritto nero su bianco che non vi sia nessuna deroga al limite del secondo mandato per consiglieri regionali, parlamentari, parlamentari europei.
  • Quattro: che, qualunque legge elettorale dovesse essere approvata, il Movimento 5 stelle si presentera’ alle prossime elezioni politiche da solo.
  • Cinque: che il Movimento non appoggera’ mai una legge elettorale senza le preferenze, questo per togliere il potere di controllo alle segreterie politiche e per garantire a tutti i cittadini il sacrosanto diritto di scegliersi i loro portavoce, rappresentanti”.
  • “Sei – conclude -: per me e’ un punto molto importante, e nessuno si senta attaccato, io sono solo innamorato del Movimento 5 stelle e della meritocrazia: l’istituzione di un comitato di garanzia cui parteciperanno iscritti e portavoce, ma non membri di governo, che scriva regole chiare e trasparenti su tutte le nomine in tutti i ministeri e nelle partecipate di Stato. E che nei prossimi sei mesi pubblichi una lista di tutte le nomine fatte dagli esponenti del M5s, con i curricula e i compensi”.

    Di Battista credo che di tutto possa essere accusato tranne che di mancare di chiarezza, su temi che non coinvolgono solo il movimento, ma che sono fondamentali per la conduzione democratico/politico/amministrativa del Paese.

    E di maggior chiarezza credo ce ne sia proprio un gran bisogno!

FRANCESCO TORRISI

16 Nov 2020 in Politica

8 commenti

Commenti

  • Il destino degli “amici di Grillo” che affollarono già anni fa gli incontri pubblici con Marco Travaglio (pure a Crema, alla Sala Alessandrini) assomiglia molto, nell’andazzo, con la curva politica del movimento Podemos (ora, Unidas Podemos) e guidato da Pablo Iglesias. Battaglie contro “la casta”; “i politici che vivono nelle ville, che non sanno cosa significa prendere un autobus, che non vanno al supermercato”. Tanti voti, all’inizio, poi le baruffe interne, la cacciata dei dissidenti, l’annullamento del limite dei mandati per i leader del partito, il piacere del potere, “destra e sinistra termini obsoleti”, e la conclusione che è dello scrittore Juan Jose’ Millas: “Podemos è partito con l’intenzione di cambiare il mondo, ma alla fine è stato il mondo a cambiarlo. Ora è solo un dipartimento amministrativo della realtà ufficiale”. Anche i “5stelle”, sono a questo punto. Con buona pace del viaggiatore Di Battista, che ci deliziava con i suoi taccuini dal Guatemala, a fare che, laggiù, non l”ho ben capito

  • Almeno la vita dei Radicali l’ho vissuta dal suo interno-non proprio cuore, ma dentro, e le analogie sono inequivocabili, a partire dai concetti di tavolo tecnico e trasversalità. Direi quindi che ci siamo, il che non vuol dire che il Movimento nella sua trasmigrazione in un partito debba perdere la sostanza come avenuto per gli ex-pannelliani. Terza analogia: l’ideologo, il guru. Teniamo presente che il coraggio radicale era nella vita vissuta di suoi adepti, autori di atti continuativi illegali, per me altamente meritori in quanto non antisociali, ma per il singolo, mentre di questa militanza sparviera non c’è quasi traccia nel 5*. Ma c’è una forte provocazione poitico-antipolitica, che mi attira comunqu (fino al voto che ho dato!) ma è proprio Di Battista che non quadra: il mestiere della politica vale molto, altro che cinque anni! Idem per la quarta intransigenza, profondamente antipolitica. Il resto è condivisibile, un tantino naif…

    • Caro Adriano, di analogie tra i “5stelle” e i Radicali di Adele Faccio, Gianfranco Spadaccia, Emma Bonino, Marco Pannella, ce ne sono poche. I Radicali si chiamavano libertari, ma nella pratica politico-economica erano liberisti; esistevano solo nelle grandi città del nord d’Italia, e sparute minoranze nel Meridione, a differenza degli amici di Grillo che hanno avuto successo nel Sud, soprattutto grazie al reddito di cittadinanza, giusto o sbagliato che sia. I Radicali sono sempre stati garantisti fino all’eccesso, mentre la posizione dei “5stelle”, in maggioranza era più rigorosa sulle pene ai malavitosi, i corrotti, il 41bis, i reati finanziari. Ai Radicali interessò un partito transazionale, faccenda bizzarra, con l’allora segretario Giovanni Negri, tutta roba che sparì come il fumo di una sigaretta, mentre resta indubbio il plauso nelle battaglie per il diritto al divorzio e all’aborto. E poco d’altro. E tanti soldi buttati dallo Stato, grazie a loro, per miriadi di referendum inutili come la battaglia contro il finanziamento pubblico ai partiti, di cui i Radicali se ne approfittarono e non poco. Essere un movimento che si dice “contro” non significa nulla; i Radicali scontarono le bizzarrie di Marco Giacinto Pannella ex segretario giovanile del movimento goliardico universitario, della gioventù liberale che con Luigi Di Maio e Pierluigi Di Battista assomiglia per niente, nemmeno a guidare l’automobile, visto che Pannella non aveva neppure la patente ma si faceva scarrozzare da un autista.

  • Dei Radicali ho scritto una sciocchezza: è vero che c’erano circoli radicali al Nord, erano presenti a Milano, Padova, Venezia, ma il grosso stava a Roma. Il partito Radicale era soprattutto romano. Per precisare e correggere.

  • Marino sono abbastanza d’accordo con queste tue ultime considerazioni, anche se, ovviamente a mio parere, nel contesto di zombies del panorama politico italico, i 5* rappresentano ormai, allo stato, l’unico segnale di vita umana che possa far presagire la possibilità di continuare in un’azione politica democratica agganciata al sociale, in questo Paese.

    • Non sarei cosi drastico, Francesco. Governare gli italiani è sempre stato un bel problema, nonostante l’anarchia italiana ha fatto scuola un po’ dappertutto, e nonostante il concittadino Beppe Severgnini sostiene che siamo una comunità, in tempo di pandemia che avrebbe forse meritato un premiolino per il comportamento sociale, le decisioni governative adottate, il lockdown accettato senza troppe proteste. Quindi che siamo meno peggio di quanto ci descriviamo e ci descrivono. Se a far politica attiva ci vanno moltissimi mediocri, e gente che sarebbe capace se ne sta alla larga, poi se ne vede il risultato. Questo vale anche per i 5stelle, anche se sostengo dai tempi tristi di Renzi segretario che l’alleanza PD-5stelle è l’unica strada possibile e decente. Ed è vero che la cosiddetta antipolitica dei 5stelle sull’abnorme stipendio dei parlamentari, consiglieri regionali, fatta quasi in solitudine era giusta, sacrosanta e combatteva una vergogna italiana.

  • Dagli “stati generali” è emersa anche (per lo meno a livello di Consiglio EU) l’uscita all0 scoperto della relazione che prosegue da tempo tra alcuni europarlamentari 5S e i Verdi, che si è intensificata nelle ultime settimane.
    In Aula EU si dibattono temi come il Green Deal, la Politica Agricola e soprattutto in vista del Recovery Plan per combattere la crisi della pandemia, che proprio in queste settimane è in discussione anche al Parlamento Europeo. In questo momento i verdi in Europa giocano il ruolo di pungolare la maggioranza Pse-Ppe e spesso ci riescono.
    Nel panorama politico italico l’area “verde” è oramai totalmente scoperta da gran tempo.
    Oltre a dare un apporto importante a livello Eu, cosa non da poco, personalmente vedrei assai bene che una nuova ….”articolazione green” del movimento, giocasse lo stesso ruolo anche qui nel “buffo stivale”, orfano da troppo tempo di una politica incisiva e coordinata nel settore.

    • Da noi tutti si dicono “green”, rispettosi dell’ambiente; e tutti i partiti, o quasi tutti setacciano temi ambientalisti. Gli ecologisti di città, che hanno inventato il termine, che fanno la morale ai campagnoli, i paisa’, i bifolchi, e dicono loro come dovrebbero trattare le campagne, quando mai hanno messo piede su un trattore. Fa eccezione il pescatore di ieri sul Serio che stava tirando a riva un cavedano. Lo cucinerà stasera? Mi uscì dalla bocca, sfacciatamente. Ne’ stasera, ne’ domani, rispose. Ora lo ributto in acqua. Non li mangio i pesci del Serio, mica son scemo. Li pesco per sport.

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