menu

IVANO MACALLI

CALEMBOUR, in senso lato

Tema vecchio come il mondo quello dell’ipocrisia al potere, ammantata o meno da nobili intenti di pensiero in un’ottica di visione morale del mondo, quando sappiamo tutti che l’etica che da sempre accompagna le speculazioni politiche o religiose o filosofiche che siano, non cambiano la sostanza del loro fine: il comando. E mai il termine speculazione assume quel connotato di indagine o approfondimento senza fini pratici che dovrebbe caratterizzarla. Poi rimane l’altra di speculazione, asservita al profitto che indagini o approfondimenti morali esclude. Nelle due accezioni il termine si usa però disinvoltamente, nel bene e nel male, da parolona qual è e che trova sempre legittimazione. Così che il potere che ne consegue assume sempre la ricerca di quei nobili fini che animali sociali quali siamo sempre perseguiamo, almeno parole. Appunto, animali sociali, come lo sono il branco di pachidermi, la folla accalcata per una manifestazione o il piccolo gruppo conviviale. In tutti questi casi però il leader emerge, per forza fisica o strategia oratoria. Ci si affida così al capobrando come ci si affida all’imbonitore che con capacità affabulatorie, spesso sviando le domande degli interlocutori, disegna un mondo a sua immaginee somiglianza che chissà quali interessi nasconde soprassedendo alla realtà quasi sempre manifesta. Perchè è questo il mistero del predicare bene e razzolare male. E qui ci vorrebbe uno storico quale io non sono per elencare le malefatte temporali o religiose che nei millenni hanno accompagnato la costruzione di tutte le società. Con un denominatore comune che sono giusto l’ipocrisia o il tornaconto personale che nei tempi hanno causato quei tragici eventi che hanno caratterizzato la Storia dell’uomo e che lo pongono di fronte a domande di difficilissima risposta: perchè è scoppiata quella guerra? Perchè quelle alleanze politiche? Perchè quei dogmi morali? Quale fine ha dato il là ai grandi avvenimenti epocali che hanno sempre arrestato o rallentato il percorso delle civiltà? Difficilissima risposta, scrivevo poc’anzi. Assolutamente no ovviamente, e arrivando alla conclusione che tutte le manifestazioni del potere sono fasulle, mendaci e purtroppo fallaci. Capito questo naturalmente il disincanto è totale, fosse in una cabina elettorale, nella lettura di un giornale o nelle conversazioni tra amici dove sempre qualcuno arringa a voce alta così da sembrare convincente. E anche questa è ambizione al potere. Pare quindi che l’uomo non possa farne a meno, fosse tra le mura domestiche o nell’ambiente di lavoro, nei rapporti amorosi o nelle superficiali relazioni sociali. L’affermazione pubblica o privata di sé diventa l’imperativo che anche il più piccolo degli uomini insegue e persegue. Perchè questo preambolo? Semplicemente per l’ennesino fatto di cronaca, che ho già raccontato senza suscitare discussione, che da personale diventa pubblico per i forti interessi che addirittura caratterizzano Stati di più o meno diritti, dove la maiuscola cede il passo alla minuscola diventando stato di diritto. Condizione che in alcuni paesi sarebbe la mutevole normalità, in altri una fissità che si esprime nel pubblico per smentirsi nel privato purchè non si sappia. Che mi sembra un tema mica da ridere se contrappone la morale ufficiale, finta, di un singolo, a fronte di diritti di molti che appunto ne subiscono l’ipocrisia. E a questo punto non sarebbe neppure necessario un excursus storico troppo approfondito, basterebbe un’infarinatura di Storia per rendersene conto. Diffidare sempre del potere e insegnare a tutti quella diffidenza, non a priori, ma critica sempre, soprattutto di fronte a quanto è propagandato per “bene comune”.

IVANO MACALLI

05 Dic 2020 in Società

32 commenti

Commenti

  • Urp… fantastico il gioco grafico, ma ti rispondo solo dopo la decima lettura.

    • Adriano, un aiutino, l’antefatto per questa riflessione, neppure tanto nuova. Ti ricordo il fatto copiando un mio commento del 2 dic. h. 16.22 in quota al post su Maradona di Francesco, che forse ti è sfuggito.
      “commento fuori tema come mio solito, scusa Francesco, citati gli ungheresi nel mio ultimo commento, e di conseguenza Orban, non posso non segnalare che un suo eurodeputato è stato beccato tra i partecipanti ad un’orgia di soli uomini a Bruxelles. Corredata da alcol e droghe. Il fattaccio venerdì scorso con tanto di rocambolesca fuga di questo Jozsef Szaier che calandosi da una grondaia si è anche ferito le mani. Atletico questo politico, probabilmente col compiacimento e godimento dei partecipanti alla festa. Dopo l’individuazione trovati nel suo zainetto dosi di ecstasy, messi a sua insaputa naturalmente. Tutto nasce dalla chiamata alla polizia da parte dei vicini infastiditi dagli schiamazzi che provenivano da un appartamento nel centro di una città. Il personaggio, braccio destro di Orban, massimo esponente di Fidesz, fa parte di questo partito di estrema destra che sposa politiche anti-immigranti, antisemite e omofobe e che sostiene la famiglia tradizionale. Inutile dire che una volta beccato immediatamente sono partite le dimissioni inviate al Presidente Sassoli e messaggi di scuse via social alla famiglia e a tutti gli ungheresi. Inevitabile ora che la destra sovranista europea si preoccupi che la vicenda possa nuocere Orban sia nel suo paese che in Europa dove la trattativa sullo stato di diritto e la destinazione dei fondi europei tiene sempre banco. In tutti casi un paese con stato di diritto il personaggio l’ha trovato, e probabilmente gli è anche piaciuto starci. Molto divertente. Mi viene anche in mente quell’altro, austriaco, di cognome Haider, ed esponente di non ricordo quale partico conservatore da valanga di voti, che la sera in cui morì in un incidente proveniva da una serata in un locale gay. Perchè c’era? Solo perchè i gay sono folcloristici, colorati, divertenti? Può darsi, ma a pensar male qualche volta ci si azzecca.”

  • Noi che voliamo più basso abbiamo un Salvini che “prega” il Governo di non rubare il Natale ai bambini, quando Lui la Madonna e il bambino ha sempre cercato di abbandonarli in mare, magari ad affogare, e che invoca che Gesù bambino non venga fatto nascere prima della sua ora. Ah le tradizioni. Abbiamo anche una Mussolini che perdona il marito beccato a scoparsi le ragazzine, ah la famiglia.

  • Il Potere, in qualsiasi comunità organizzata e in ogni consorzio civile, “deve” giustificarsi, in termini funzionali, verso il “bene comune” della collettività. Altrimenti perde la sua principale ragion d’essere. Qualsiasi dottrina si scelga sulla formazione dello Stato o, in precedenza, su altre forme istituzionali del Potere pubblico, il “bene collettivo” deve essere al centro sia dell’azione, sia della narrazione del Potere costituito o in fase di costituzione. In caso contrario, non solo il Potere non è legittimo ma perde anche, nel tempo, di effettività. L’ipocrisia del Potere è evidente in moltissime sue manifestazioni, anche e non solo politiche. Ma dire che sempre, dovunque e comunque il Potere sia ipocrita, nel senso indicato da Ivano, se ho ben compreso il senso di questo post, mi sembra un poco esagerato. Spesso il Potere ha la colpa, non il dolo, per incapacità o carenze varie, di non saper fare “il bene comune”, per davvero e nei fatti. È il Potere incapace. Altre volte, in modo doloso, con ipocrisia e doppiezza, il Potere non fa corrispondere alla sua narrazione sul “bene comune” una sua reale azione a favore degli interessi generali della collettività. Qui, dove il Potere mente, accade quanto descritto da Ivano. Naturalmente, ci sono anche casi in cui il Potere è sia incapace, sia menzognero.
    Storicamente si identifica nel passaggio all’allevamento e all’agricoltura la transizione del Potere dai piccoli gruppi di raccoglitori e cacciatori ai grandi agglomerati di persone, beni e processi gestionali del comando sociale. Vari autori, come James Scott (ottimo il suo “Le origini della civiltà”, di tre anni fa) chiariscono meglio questa genesi del Potere, a volte un po’ troppo semplicistica, tra nomadismo e stanzialità. Più il Potere cresce, più rischia di diventare incapace e spesso ipocrita, quindi sempre più lontano, in realtà, dal “bene comune”.
    Resta il fatto che un Potere che operi davvero per il “bene comune” possa benissimo esistere, nei manuali di filosofia del diritto, dottrina dello Stato ed economia politica. Le discussioni nascono quando occorre fare esempi concreti. Come, ad esempio, per l’attuale situazione italiana.

    • Nella situazione attuale italiana il Potere si sta trasformando. Dallo show del Potere al potere dello Show. L’americanizzazione del Potere politico è ormai assodata. Come la balcanizzazione del Potere economico e la sudamericanizzazione del Potere religioso. Salvini è solo uno più bravo di altri. Anche se di recente commette qualche errore da palcoscenico. Ad esempio quello che sulla scena si definisce come un eccesso di birignao. Vedremo. Magari si corregge, come ha fatto con le felpe situazionali e con il ciuffetto da anatide. Mi sembra uno svelto a imparare. Certi altri, invece, nei loro errori continuano a essere ripetitivi, noiosissimi.
      È del politico il fin la meraviglia.

  • Vizi privati pubbliche virtù, sepolcri imbiancati, non fate quello che fanno, ma quello che dicono fatelo…ormai di modi di dire sull’argomento ne abbiamo a iosa. Queste destre che fanno il trenino, (con le mascherine? ) non solo fanno paura, fanno anche sghignazzare. Naturalmente il fatto è solo un pretesto.

  • Caro Pietro, dopo aver letto la tua argomentata analisi credo proprio di non aver esagerato. Purtroppo la vita reale difficilmente trova riscontro o legittimazione “nei manuali di filosofia del diritto, dottrina dello Stato ed economia politica”.

    • Vero, caro Ivano. Era solo per dire che in teoria sarebbe possibile. Chissà, magari in futuro ……

  • Certo Pietro, quella delle felpe e delle divise l’ha imparata. Che significa che fuori dalla politica, magari giornalisti, opinionisti, critici tout court, girano maestri più bravi degli allievi. Con una differenza: l’ambizione al potere, magari pieno, l’ha anche avuto, ce l’ha Lui, non chi ci ride su.

  • “Dallo show del Potere al potere dello Show.” mi è piaciuta tantissimo caro Pietro, e, che tu ne abbia la totale paternità intellettuale o meno, se capita la riciclo, ma meglio se citandoti: “Come dice Pietro Martini…” perché avere amici intelligenti è più importante che manifestare un proprio genio.
    Chiuso. Ivano, avevo voglia di grimaldellare il tuo scritto! Certo che la Maradonata non mi era sfuggita, ma il nesso… E visto che ci sei mi dai anche la chiave per la siluette del calice? Arrivo a constatare che la seconda immagine dà una visione più totale della prima, e ci sta, ma il calice? Forse un oggetto a caso, o un simbolismo, o non è un calice?
    Le manifestazioni individuali degli uomini di potere: ma secondo voi chi può prevedere cosa farà quando l’avrà agguantato? Se il tono e colore delle scappatelle private, debitamente auto censite e auto perdonate, in quanto private, tingerà tutto il costrutto dello stile e sostanza di governo? Credo proprio che il mostro si annidi fino all’ultimo momento nell’ombra. Mi è capitato di cedere posizioni che erano considerate “di potere” ad altre persone, funzioni direttivo-amministrative in vari ambiti. Almeno una volta il successore ha dichiarato esplicitamente di volermi imitare nel metodo. Questa messinscena, con gli altri e presumo se stesso, non è durata che un battito di ciglia. E questo vuol dire che avrebbe potuto fare di meglio o di peggio, ma non mi ha imitato certo. Per questo le idee contano meno della struttura del potere per una buona gestione. Ma allora il classico fine che giustifica i mezzi dove lo cacciamo? In realtà sono veramente poche le situazioni in cui la via è segnata, per il resto, per il bene comune, conta più l’aspetto partecipativo.
    Il rischio altrimenti è la coincidenza degli opposti. E l’aspetto partecipativo è anche produttivo di innovazione, oltre che di buon governo.
    Se poi volete che mi esprima chiaramente su quanto Ivano sottintende, sì, il momento è pericoloso, e andando a ripercorrere la storia, nei grandi eventi come nelle beghe di cortile, qualcosa di simile nell’alchimia la potremo sempre trovare

  • Adriano: un calice, ma anche due volti di profilo, dipende dalla tua percezione. Per essere più precisi:
    Figure ambigue
    I. Le figure ambigue o reversibili sono
    immagini che raffigurano dei volti, delle
    facce, dei ritratti, i cui tratti essenziali
    possono diventare a loro volta degli
    oggetti, delle forme, altri volti, ecc.
    II. A seconda di come il nostro cervello
    focalizza le immagini si avranno
    diverse interpretazioni
    III. La scelta della parte più evidente e meno
    ambigua è soggettiva, ovvero varia da
    individuo a individuo e da momento a
    momento

  • Non mi erano sfuggiti, anche perché ho letto recentemente qualcosa sull’arte di M.C. Escher, e l’ochio era già allenato. Certo, ci sta col testo, forse aspettavo solo la conferma.
    Di’ ma i disegni olografici, quelli che sembrano un pasticcio di macchie ma poi se li guardi ponendo la focale oltre ti esce un dsegno in 3D hanno un nome? Ne avevo una raccolta pornografica, a prova di suora, ma anche lì se avevi fatto la mano, anzi, la pupilla, li vedevi subito. Forse è questa la chiave, allenarsi a non farsi fregare, vederci subito chiaro.
    E ora torno al mio saggio sul colera in Europa nell’800. Gli esami non finiscono mai…Ma grazie della compagnia!
    Staccare chiacchierando con gli amici, buona musica anni 70 dei Van der Graaf Generator, e non sembra manco tanto limitata la nostra libertà! Che poi, co’ ‘sto tempo, che limitazione è?

  • Stereogrammi?

  • Bravo Ivano, e ho trovato online anche quelli per solo adulti, ma ci ho perso l’occhio, non nel senso che mi è cascato giù, ma che l’immagine nascosta non la colgo più. Che centri il calo ormonale e non l’oculista?

  • Adriano, ti auguro l’oculista, un paio di occhiali e si torna come nuovi 🤗

    • E se i rispnde “e, sì, du palle!”

  • Concordo con Pietro. Ho scritto più volte su questo blog che Salvini è l’unico che ha la parlata sciolta che va come il coltello nel burro, nel cranio della gente semplice. Dice le cose che alla gente semplice interessa; non importa se poi li frega, perché la sua è solo abilità nell’adoperare il linguaggio della politica. Alla gente semplice interessano pochi concetti chiavi, anche ripetuti più e più volte, e i foresti, gli stranieri, gli sconosciuti, sono concorrenti che debbono stare dietro nell’occupare i posti, nel sentirsi italiani. Prima noi, che siamo di qui; un concetto con cui concordano in molti. Se resta qualcosa, anche a loro, agli stranieri, si darà il lavoro meno buono; però debbono restare stranieri a vita sennò “ci mangiano in testa”. Per fortuna Salvini è uno che commette errori di strafottenza, e deve mascherare un partito con grossi guai. C’e’ chi chiama i leghisti ladroni, mentre loro dicono che è persecuzione giudiziaria, che non hanno estorto un centesimo di euro dai soldi pubblici. Ma, come dice Pietro, Salvini è uno che impara alla svelta, che alle domande imbarazzanti sa come scantonare e ripetere che “agli italiani interessa ben altro”, e via a tambur battente, srotolando con rapidità quattro argomenti quattro efficaci quanto basta.

    • Si, Marino è proprio questo suo interpretare la politica con un approccio da imbonitore, da piazzista che me lo rende insopportabile!

    • Usa metodi vecchssimi, eppure non noti ai più: alle domande proprio non risponde, parla d’altro, alla Andreotti e l’avversario lo demolisce con la costanza del morso cotinuo con temi che non c’entrano col filo del discorso, tronfio della sua abilità di denigratore.

  • “Forse Mussolini é stato il primo politico a intuire l’immenso potere carismatico del gesto e della parola per soggiogare le masse popolari, e a usare i media per ottenere il consenso. La parola e il gesto sono punti di forza dell’ideologia fascista, e giustificano le grandi parate, le esibizioni di potere, come anche le apparizioni pubbliche del dittatore. La parola e il gesto non sono propri della performance teatrale? ” Richard Sennet, sociologo. “Naturalmente la questione è più complessa, perché il politico-attore può riuscire solo se il suo pubblico perde la capacità di giudizio…..pensiamo a Platone e all’allegoria della caverna: certe volte ci comportiamo come dei prigionieri involontari” Carlo Bordoni.

  • Salvini può essere insopportabile, e ha ragione Francesco T.; Salvini è uno che scantona le domande scomode come dice Adriano T.; è abile e impara alla svelta le cose essenziali che deve dire e che fanno breccia nella pancia di tanti italiani come segnala Pietro M.; sa ben usare il linguaggio della comunicazione verbale per un pubblico che legge niente, diffida di tutto in segreto, ma si fa il segno della croce per prenotare un posto in Purgatorio se ci sarà e nel frattempo tiene stretta la comoda; e le citazioni di Ivano M. sono centrate (per come la penso).
    Non dimentichiamoci che Salvini ha fatto fare il balzo elettorale alla Lega, sconfessando molto delle radici nordiste poste e cementate da Umberto Bossi, copiando di sana pianta, si fa per dire che sarebbe sana, l’ideologia del movimento-partito guidato da Marine Le Pen in Francia. Salvini ha fatto copia incolla, con Marine Le Pen, con piccole varianti nazionalistiche, italiota. Chi avrebbe creduto che la Lega avrebbe raccolto così tanti successi in bassa Italia, che avrebbe riempito le piazze in Sicilia, in Campania?
    La politica, purtroppo è anche questa cosa qui: fatta di astuzia, giravolte, voltare la frittata. La coerenza, diceva Giulianone Ferrara è solo degli stupidi, in politica. Si può non essere d’accordo; si può sperare che la politica sia anche altro, che sia una faccenda “portata avanti” da persone serie, ma nei fatti è in mano a molti personaggi furbi, abili, incoerenti, truffaldini che sanno usare i mezzi di comunicazione di massa.

  • C’è sempre qualcosa di patologico nell’ambizione al comando.

  • Verissimo Ivano, basta prendere in considerazione i “comandanti”, i “capitani”! Anche quelli che abbiamo/avuto sotto amno.
    Però, per come la veso io, per quello che mi interessa, la politica ha da essere responsabilità nell’eleborare in un confronto democratico le scelte da attuare in favore dell’intera comunità.
    Una volta che le scelte sono state fatte, e tutti sono tenuti a rispettarle, anche se non sono esttamente le “mie” di partenza, solo allora si innesca una “catena di comando” ( apparato burocratico/ organizzativo/attuativo) che discende dalle scelte (politiche) fatte a monte.,
    Se il “motore” è, come dici tu, “l’ambizione al comando”, allora l’obiettivo è distorto, non è puntato sulla ricerca del “bene comune”, ma sul “bene prevaricante” del singolo.

  • Certamente Francesco, ma proviamo a dare un definizione di bene comune. Bene comune è ciò che non nuoce troppo a chi non lo considera tale. La dialettica democratica sarebbe questa, almeno fino alla successiva tornata elettorale. Che però pone subito il problema del dopo. Ad esempio, in questo momento pandemico, con una necessaria ricostruzione, è bene o è male minacciare di far cadere questo Governo? E’ bene la regia unica di Conte o hanno ragione quei pochi grillini o Renzi, col suo tre% ad essere generosi? I sei manager con i trecento tecnici, ma qui pare che Conte stia valutando una retromarcia, tolgono potere ai Ministri o potrebbero rafforzare l’esecutivo se l’indirizzo di scelta fossero le competenze? E senza queste competenze spese sul campo, e suppongo riconosciute, come si contrapporrebbero le singole competenze ministeriali? Siamo sicuri che un Ministro dell’interno in fatto di sicurezza sia democratico o che un Ministro degli Esteri si intenda di politica estera? Come avviene la distribuzione di poltrone? Magari la Bellanova, ma non vorrei fare nomi per non sembrare troppo di parte, avendo fatto la bracciante ed essendosi fatta il culo, qualcosa di agricoltura e diritti ne sa, ma tutti gli altri? Bastano una laurea o neppure quella, o un poco di carisma, o una formuletta ad effetto, per guadagnarsi quel potere che tutti rivendicano? Ebbene no, io credo che una ricostruzione economica, pur essendo sempre dettata da scelte politiche, quindi ideologiche, non possa fare a meno di competenze accertate che per questa ragione sarebbero meno inclini all’improvvisazione. E qui saremmo al governo tecnico, governi che si sono succeduti con lo sconforto di molti, ma anche con la consapevolezza che solo dei manager sarebbero in grado di operare scelte impopolari, ma almeno non dettate dalla ricerca di consenso. E non credo che Conte esautorerebbe il Governo. Le leggi alla fine sono votate dal Parlamento. Lasciamo stare quindi l’abolizione della povertà proclamata da un balcone o la richiesta alcolica di pieni poteri perchè qui si tornerebbe alla smania di potere che alcune volte è ispirata o sfociata nella patologia.

  • Non essendo un tecnico naturalmente ho citato Ministri che magari… ma quelli, dell’economia e finanza, sviluppo economico, infrastrutture e trasporti, politiche agricole, lavoro e politiche sociali siamo sicuri che abbiano più competenze dei 6 manager necessari per Conte? Teniamo conto che con tutti i soldi che potremmo avere niente si dovrebbe lasciare alla fantasia e all’improvvisazione.

  • Scusate, ” le politiche agricole” l’avevo già detto.

  • La vicenda è complessa e amettere insieme a cpnfronto tutti i pareri finisce che non si capisce un bel niente. Una perplessità comunque pervade tutta la discussione. Se i sei avessero tutti i poteri senza confrontarsi in Consiglio dei ministri indubbiamente il Parlamento ne uscirebbe depauperato. Saremmo di fatto di fronte ad un governo tecnico. Qualora si approvasse alcuni principi sarebbero incostituzionali, io credo. Certo che se il maggiore ostacolo venisse da Renzi sarebbe un boccone amaro da mandar giù e un pretesto in più per un’indagine psicologica del personaggio, che stile e personalità inducono ad un giudizio sempre severo. Ma come si fa a non farlo? I suoi giochetti sono stati sporchi in più di un’occasione.

  • Insomma, piove e non si fa che rimuginare. Titolo televisivo: rientra la fronda dei 5stelle, alta tensione tra Conte e Renzi. Sarà la mia antipatia verso Renzi, maturata fin dalla sua comparsa sullo scenario nazionale, ma nessuno dice niente? Non è che qualcuno, a proposito dei sei manager e tecnici vari, pensi davvero che Renzi ne faccia una questione di merito? Si è parlato tanto della volontà di potenza di Salvini, ma a me pare che col fiorentino sia anche peggio. Certo, non dice “datemi tutti i poteri”, ma non è sempre andato verso quella direzione? Sì, ma non ci riuscirà.

  • Eppure il bene comune esiste. Perché esiste il bene e perché esistono uomini in comunità.
    La questione non è se esista o meno. È di mettersi d’accordo su quale sia.
    Però su certe cose fondamentali non dovrebbe essere difficile essere d’accordo.
    Allora il problema è quello dell’appropriazione indebita della locuzione bene comune da parte di soggetti, in questo caso politici, che la utilizzano per il loro bene egoistico personale o per quello fazioso della loro consorteria.
    Per cui, la soluzione sarebbe semplice. Bisognerebbe che qualcuno cominciasse davvero a operare per il bene comune della società in cui vive, grande o piccola, locale o nazionale, qualunque essa sia, dimostrando nei fatti, agli altri consociati, di perderci individualmente invece di guadagnarci, di dare invece di ricevere, di essere sempre inaccusabile, incensurabile, inattaccabile, senza colpa e senza peccato.
    Logicamente, sarebbe la cosa più semplice, facile, ovvia del mondo.
    Senza essere grandi eroi, santi, condottieri. Essendo persone normali, ordinarie, comuni.
    Se il primo cominciasse e un piccolo gruppo lo seguisse, il mondo cambierebbe.
    Forse il mondo, quando nella Storia è cambiato davvero, è cambiato per questo motivo.
    Insomma, il bene comune esiste. È sempre esistito.
    Il problema è che sono sempre esistiti anche gli ipocriti, i farisei, i sepolcri imbiancati.
    Ma questo è un problema diverso, che nulla toglie all’esistenza, reale, effettiva, sempiterna del bene comune.

  • Pietro, bene e male. Uccidere la propria moglie è bene o male? L’avrete sentito tutti nei tg di stasera. Un uomo di ottant’anni assolto in appello per aver ucciso la consorte in preda ad un raptus di gelosia. In primo grado era stato condannato a trent’anni. Potrebbe essere scarcerato già domani. Potrebbe fare giurisprudenza. Caso psichiatrico? Ricovero in qualche manicomio? Ne esistono ancora. Io non so per il giudice sia stato bene o male, di fatto un tempo era la pena che sanciva il bene o il male di un’azione. In tutti i casi, per la donna morta è male, per l’assolto è bene. Per i parenti di lei male, per quelli di lui presumibilmente bene. Farà discutere naturalmente questa sentenza e mi viene da pensare a quante revisioni sarebbero possibili alla sua luce. Non è tutto un casino? Come per il bene e il male, in senso generale. Mi verrebbe da parafrasare il bene comune in bene in comune, e varrebbe anche per il male, e tutto troverebbe una giustificazione, facile alibi per molti comportamenti.

  • Nel senso che il male in comune ad esempio ha ispirato molte pagine di Storia diventando bene. Almeno per l’epoca. Bene e male sono mutevoli.

  • L’immagine di Salvini che abbandona in mare e fa affogare la Madonna e il bambino mi pare un guizzo d’artista: già, di un artista come te.

Scrivi qui il commento

Commentare è libero (non serve registrarsi)

Iscriviti alla newsletter e rimani aggiornato sui nostri contenuti