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FRANCESCO TORRISI

Ci salveremo dall’assedio dei supermercati?

 

Causa covid le mie frequentazioni in zona “Gran Rondò” si erano diradate; stamattina sono andato a fare un pieno di gasolio al distributore IperCoop e mi ha colpito lo stato di sfacelo ….”post bellico”, in cui versa quel pezzo di città!

Dove c’era la Fiat Clar, c’è un altro supermercato che nel giro di poco tempo si è aggiunto a quello sorto a ….contatto di gomito con l’ IperCoop (e non so a che punto sia la realizzazione del nuovo Famila all’inizio del Viale di Santa Maria), nello spazio libero(?) sta “crescendo”, con l’assistenza di gru e macchine movimento terra, una “gabbia bianca d’acciao”, ossatura di qualche altro contenitore di grandi dimensioni. Tanto per gradire, li vicino una vera e propria montagna di terra derivata dallo “scorticamento” del terreno da coltura preesistente. Ecchessaràmai?!?

Ma quanto abbiamo davvero bisogno di questo nugolo di super/iper che assediano Crema?

Mi sono preso lo sfizio di fare un giro a piedi all’interno della zona, attraversando i grandi parcheggi, tutti (tranne uno solo piccolino, parzialmente a pavimentazione drenante) col fondo ben sigillato, asfaltato, cosicché ogni acquazzone, una valanga d’acqua si precipita nella rete fognaria cittadina e viene “smaltita(se può !?!) ignorando il suolo e la falda sottostante di spettanza.

Ho anche potuto constatare che è stata brillantemente tagliata (si un tratto non c’è materialmente più) la ciclabile per Ombriano, cosicché chi arriva da Crema, dal sottopasso pedo/ciclabile o da via Libero Comune, si ritrova, giusto nella zona ex-Fiat, a doversi arrabattare, inventandosi un percorso, su giù da marciapiede, che non esiste più!

L’impressione che ne ho tratto (e mi piacerebbe che qualcuno che “ne sa”, mi dicesse a ragion veduta che sbaglio!), è che il tutto stia avvenendo per ….aggregazioni casuali successive, al di fuori di una visione da piano urbanistico, sia rispetto alle destinazioni d’uso (commerciale/grande-piccola-media distribuzione/artigianale/industriale) che alle tipologie estetico/funzionali degli interventi.

C’è bisogno di un aggiornamento dello strumento urbanistico? O viceversa si ritiene che quello vigente sia ancora idoneo alle mutate esigenze di organizzazione della vita civile nella città?

Non parrebbe!

Possibile che nel 2020 (annus horribilis quasi finito peraltro, grazieaddio!) sia ancora possibile non avere “di default” nel regolamento edilizio, che i grandi parcheggi siano dotati di piantumazione (possibilità di irrigazione compresa) adeguata e pavimentazione filtrante?

Possibile che nel riorganizzare la viabilità di una zona si “tagli” un pezzo di percorso ciclabile che collega il centro città ad un quartiere periferico (e parlo di Ombriano è!) senza ….colpo ferire?

Mi si dica che mi sto sbagliando (dimostrandomelo però, è!) e sarò ben felice di fare ammenda!

Altro che “salvare il paesaggio”. Salvarci dalla desolazione.

FRANCESCO TORRISI

13 Dic 2020 in Ambiente

17 commenti

Commenti

  • Scempio constatato, e mi chiedo a chi giovi. Chi saranno gli acquirenti? Cremaschi bulimici? O si punta su clientela lodigiana e milanese? Noto che i supermercato può essere un affare “disinvolto”: una scatola che val niente, piena di merci che valgono tanto, ma pagate solo dopo tre mesi. Non è nemmeno nuova che i supermercati ben si prestino a riciclaggio e fallimenti fraudolenti, con una testa di legno, generalmente un pensionato, che paga per tutti, ma in realtà rischia poco e mette via un bel contentino. Cose successe, si sa, o si dice. Dobbiamo pensar questo?
    O vogliamo sognare e credere a Babbo Natale 2021 che dopo i supermercati porterà i collegamenti?

  • Franco, mancando, ti sei risparmiato un’indignazione! Altro che fondo drenante: tutta la zona è stata rivestita da fogli di pesante plastica o quel che sia, e poi nuovamente ricoperta di terra.

  • Come dire Adriano, fratello mio? Occhio non vede, ma cuore duole ugualmente, anzi di più!!!

    • Complimenti Francesco, un articolo, il tuo che dovrebbe apparire sulla stampa locale e suscitare quella cosa di un tempo, il Dibattito. Almeno per scaldarsi un po’, che l’inverno in pianura lombarda è crudo.
      E mi scuso per gli errori nel mio scritto precedente inviato velocemente con il cellulare mentre stavo camminando.

  • Francesco, io non so niente di Piani regolatori o commerciali con studi di settore o simili. Da profano sto constatando, dopo aver combattuto anni per la viabilità di quella zona, via Indipendenza in primis, che questo accanimento non potrà che ricongestionare un ‘area già messa a dura prova da altri supermercati e centri commerciali o direzionali, oltre alla direttiva che porta a Milano, come se si dovesse costruire solo lì. E anch’io mi chiedo della necessità di questo consumo che porterà a Crema, col bacino d’utenza che implica, ulteriore traffico con tutti i problemi collegati. Piani regolatori e leggi edilizie regionali o statali che siano, stanno accanendosi su una cittadina, ormai solo ad uso e consumo del consumo, ops diresti tu, che, perso il suo passato industriale, solo vocata al terziario che porterà posti di lavoro, ma non so, data la crisi economica, fino a che punto sostenibili nel tempo. Col risultato che prima o dopo altre cattedrali prefabbricate riempiranno quei vuoti che magari un’amministrazione attenta avrebbe meglio riempito. E poi come giustamente ti chiedi, da dove verranno tutti questi investimenti quando sappiamo tutti di infiltrazioni mafiose o simili ormai anche in città e paesi del nord che ormai risentono di quella piaga migrante che non conosce confini? E mi chiedo anche se un’Amministrazione potrebbe contrastare appunto quelle leggi o leggine menzionate prima. Tu che conosci tutti non potresti sentire qualche assessore, nonostante il danno ormai fatto, per avere una spiegazione razionale di tutto ciò?

    • Caro Ivano, il mio post mirava proprio a farmi/ci sentire da chi ha la responsabilità di gestire, programmare, guidare, la Città, la Comunità Cremasca, perché l’impressione è che, almeno rispetto al tema in discussione, ci sia bisogno di intervenire in modo sostanzioso assai! Consiglio al “conducente”: ricorda che puoi….frenare, sterzare, far funzionare il tergi, se non vedi bene, fermarti e scendere a prendere una boccata d’aria, se sei stanco e, al limite, passare il volante al …..secondo pilota!

  • Chissà che qualcuno ci spieghi. Grazie

  • Costruiscono soprattutto li’, all’imbocco per Milano, perché è il legame vero territoriale, industriale, commerciale di Crema cittadina di 34mila abitanti. Un luogo con le sue tradizioni industriali, ora la cosmetica, decaduto di quel poco di cultura sociale che esprimeva; ma la cittadina è piccola, e con quattro passi la si vede tutta: un via centrale dove consumare le scarpe e dove invecchiano i cremaschi; le vie laterali poco e per niente frequentate; qualche bella piazzetta, quasi sempre deserta. C’era un tribunale e c’era una succursale universitaria. Tutte le città piccole o medio-piccole hanno fatto a gara, in questi anni per avere qualche corso universitario. Per uscire almeno un po’ dal proprio angolino del nulla. E le speranze di quei quattro intellettuali quattro che speravano in una rinascita, catarsi culturale di Crema possono consolarsi, come ho già scritto, con cambiare un supermercato ogni di’. Ci sono tutto eccetto Esselunga. Da ogni paesino verranno al paesone che siamo a comperare i pannoloni, i panettoni, con le riviste delle offerte che intasano la cassetta della posta. Crema è questo luogo qui. Poi possiamo raccontarci tutte le balle che vogliamo, per indorare la pillola.
    Finalmente si può rifrequentare Milano. Tutta un’altra storia.

  • La gente cremasca si salverà territorialmente quando incomincerà a esistere come territorio, svincolandosi dai coloni cremonesi. I cremaschi sono un popolo battuto e abbattuto (lo erano anche prima della pandemia); che si accontenta di niente e si lascia maltrattare, senza neppure protestare. Se un omicidio avviene a Sergnano, il cronista del Tg1, lo configura come fattaccio avvenuto nel cremonese, cioè a due passi, magari da Motta Baluffi; tanto la geografia è cancellata dai programmi scolastici. La Coim di Offanengo è azienda cremonese, titola “La Provincia” quotidiano di un ricco cremonese e da sempre legato alla Coldiretti cremonese. Siamo a poco più di 30km da Milano, con cui c’è un legame storico, industriale, lavorativo, studentesco, e ci facciamo tenere per le briglia da una città isolata, quale è Cremona, esperta di ottima musica, e anche di vacche da latte. E a furia di essere bastonati siamo diventati sempre più cremonesi nell’andazzo, e ora ci si rallegra con una decina di supermercati, piuttusto del piattume quotidiano, così i paesani del circondario potranno venire a Crema in massa, non solo per il giretto in Via Mazzini.

  • Anni fa, mi trovai in una stanzetta triste con in angolo un telefax, un tavolo tondo e quattro sedie; una finestra che guardava in un vicolo. Era la vecchia Crema che si chiudeva per proteggersi dall’avidità dei conquistatori, dove ancora stazionava la puzza di piscio di cane, e dove potevi scommetterci qualche palanca che quell’edificio buio dal soffitto alto, nella morsa del gelo d’inverno, che quella casa imponente fosse un lascito testamentario alla Curia. Nella stanzetta si riunì la redazione cremasca di “Mondo Padano”. Una signora di San Bernardino che mi guardava storto; una ragazzina che si lisciava la gonna, come se volesse stirarla ancora; due della sede di Cremona. Un redattore grasso che sapeva tutto di calcio cremonese, che faceva “da ponte”, e provava ad ammorbidire le incomprensioni tra i cremonesi e i cremaschi, e il direttore del settimanale, Antonio Leoni, che era l’altro venuto dal capoluogo a spiegarci che dovevamo fare squadra. Anche se avrebbero comandato loro, da Cremona. Bisognava essere frustrati, pensai a dirigere un così brutto settimanale molto esperto nelle quote latte e tanto prodigo di complimenti al capoluogo neanche fosse Parigi. Io ci scrivevo, è vero, ma mi vergognavo; mangiavo la merda cercando di digerirla .Leoni, che veniva da “Momento sera”, che aveva lavorato in cronaca, provo’ ad essere paziente con noi cremaschi riottosi. Disse che anche nella politica provinciale non c’era collaborazione, e così anche fra colleghi cremonesi e cremaschi era un matrimonio venuto male, non consumato. Insomma, disse il direttore, si può sapere perché voi cremaschi non venite a Cremona, non la frequentate? tra l’altro siamo conosciuti in tutto il mondo per i violini. Gli risposi: voi avete i violini, è vero, noi costruiamo organi; e la vostra parlata è molto stracca, trascinosa, sembra affetta da pigrizia asiatica: è diversa da quella cremasca. Leoni non sorrise, e già sapevo che gramo o no non avrei avuto futuro come scribacchino di “Mondo Padano”.

  • Grazie dei contributi “in prima persona”, che sono poi i più interessanti, perchè vissuti, Marino.
    Quelle che latitano, e continuano a latitare, sono le risposte da parte degli “addetti ai lavori”!
    Atteggiamento che può essere letto come un “ragazzino, lasciaci lavorare”, e me/ce ne dispiace davvero!
    La domanda posta non era banale: “C’è bisogno di un aggiornamento dello strumento urbanistico? O viceversa si ritiene che quello vigente sia ancora idoneo alle mutate esigenze di organizzazione della vita civile nella città?”
    E’ stata lasciata cadere, così come si è perduto nella nebbia un altro tema che, in campagna elettorale sembrava essere diventato “il tema” sul quale differenziarsi rispetto alle “scelte politiche”: “GLI STALLONI”!
    Oppure un altro tema che pareva ….caldissimo: “LA SCUOLA DI CL” e l’ecomostro connesso (anche se impreziosato da un graffito significante e carico di significato).
    O si ritiene che la risposta possa essere il proliferare dei super/iper/euro …..?!?
    Conclusa quindi la mutazione da “cittadino” a “consumatore”. con diritti e doveri connessi?!?
    Si abbia l’onestà morale, la coerenza di dirlo, però!

  • Francesco tu scrivi cose utili mentre io le scrivo inutili; certo è cosi, nella pratica politica da farsi.
    Gli Stalloni: togliere i muri esterni che soffocano Via Mercato, e piantarci degli alberi, allargando l’area pedonabile.
    Spostare il Mercato nell’ex piazza S.Martino, o altrove e tirar giù quelle tettoie oscene dell’attuale Mercato dei giorni pari. Creare lì una zona alberata, delle panchine.
    Premiare l’autore del graffito sulla ex-scuola CL. Direi che qualunque nuova costruzione lì dovrebbe comunque mantenere il graffito, a futura memoria dei tanti cremaschi che hanno sperperato i soldi nostri per quella scuola cattolico integralista.
    Insistere con Izano, Capergnanica, Bagnolo Cremasco che stanno a uno-due chilometri da Crema perché i tre comuni possano diventare frazioni di Crema, e non più comuni autonomi. Nel caso serva, corrompere gli amministratori.
    Più un luogo ha popolazione, più ha voce in capitolo in provincia, nella Regione. Già fu fatto in passato, con S.Bernardino.

    • “Insistere con Izano, Capergnanica, Bagnolo Cremasco che stanno a uno-due chilometri da Crema perché i tre comuni possano diventare frazioni di Crema, e non più comuni autonomi. Nel caso serva, corrompere gli amministratori.” Un proposito che vale un’alzata di scudi!

  • Ti esprimi per ….paradossi, e sono d’accordo con te, Adriano! Anche se, conoscendo le…”baronie” ben radicate nei “Comunelli”, convincerli a una razionalizzazione accorpante, sarebbe impresa titanica!

    • Sì, ogni campanile un Comune, ma è assurdo che ci sia questa frammentazione che vuol dire contare poi niente politicamente. Che senso ha il Comune di Ripalta Cremasca che raggiungo facilmente a piedi dal fiume, che sta a un chilometro circa dal quartiere di San Bartolomeo dei Morti? Che senso ha Bagnolo Cremasco che è diviso da Ombriano da una schioppettata? Il Comune di Spoleto che conta circa 30-35mila abitanti, lo dico a memoria, ha frazioni, cascine, aziende agricole che sono lontane dal centro di Spoleto. Crema ha quattro-cinque comuni vicinissimi. Sarà una battaglia persa, perchè questi comunelli risponderanno picche? Può darsi. Ma vale la pena provarci. Il Comune di Crema ha rischiato di perdere pure l’autonomia ospedaliera, e tra un pò potrà solo divertirsi con i grandi magazzini. continuerà a perdere pezzi. Sarò anche mezzo milanese; pure un criticone acido e insopportabile con i vizi e le pigrizie del nostro territorio, ma è meglio che i cremaschi la smettano di guardarsi il proprio ombelico quando la pandemia sarà finita. Sbaglio? Allora che accettino la decadenza del loro borgo-mercato che ha un piazzale stazione-autobus adatto per una partita di pallone, tanto è grande, e con una ferrovia per un trenino dei puffi, monorotaia che è una vergogna. Da non mostrare a un turista arrivato a Crema per sbaglio. L’unico passo avanti che ha avuto Crema in questi anni recenti è il raddoppio della provinciale, ex-statale 415 direzione Milano, con cartelli che un pò indicano che si tratta di una statale, poi una provinciale, poi una statale, con chilometraggi verso Milano sballati, poi corretti solo all’altezza di San Donato Milanese.
      Ci vuole mente aperta, politicamente. Restare piccoli significa essere niente. Crema è campagna, ma vorrebbe essere una città. Se vuole essere una città seria deve smetterla di ragionare da campagnoli, che si sa sono diffidenti e gelosi del loro stare nel guscio, e cercare di agganciarsi a chi le sta vicino, cioè ad alcuni piccoli comuni e la grande realtà di Milano che sta a circa 20 miglia. Vuol restare campagna? Va bene. E allora che la smetta di pensare ai corsi universitari, alla cultura dell’eccellenza internazionale, e continui a vivacchiare con le sue proposte culturali da parrocchia, spettacoli modesti quando non mediocri, e si lasci pure umiliare dal proprio capo colono di riferimento, lontano dagli occhi e dal cuore, cioè Cremona.

  • Mia madre è nata ai Mosi, cascina Casinasa, attaccata ormai a Crema Nuova, in parte recuperata, ma la parte dove abitavano i miei nonni, anche se diroccata, c’è ancora. Mia madre, classe 1922 risultava nata nel Comune di Santa Maria della croce. Certo Crema Nuova stava nascendo e io e mia sorella, il giovedì che non c’era scuola, ci passavamo la giornata con cugini e zii. Percezione di bambini, ci andavamo a piedi, ci sembrava distante, soprattutto negli inverni freddi e nebbiosi di allora. Santa Maria comprendeva anche Santo Stefano in Vairano, non distante da Campagnola, 687 abitanti dati 2017, che è Comune ancora adesso.

  • Anche San Bernardino fu Comune autonomo; infatti sul documento di nascita di mia madre, nata nel 1929 c’è scritto “Comune di San Bernardino”. Pure Ombriano, se non sbaglio era un villaggio autonomo, non come ora, un quartiere esterno di Crema. Mio padre che viene dalla Bassa mantovana e cremonese, dopo una quindicina di traslochi (mio nonno era collocatore agricolo, e ogni due-tre anni caricava le poche cose e andava in affitto altrove con moglie, due maschietti, Benito e Impero e sette femminucce) arrivò con mio nonno alle Brede, una cascina che sembrava, allora, lontana da Crema; oggi è ancira in piedi, a 400 metri circa dall’Ospedale. Quindi perché non assorbire altre realtà, ormai appiccicate, divise da un niente? I bagnolesi vogliono restare bagnolesi? Cioè, come dice il detto, che a Bagnolo “prima i tala da’ e poi i ta la tol”, prima ti dicono di sì, poi cambiano idea, perché inaffidabili (lo dicono i vaianesi, nemici-amici dei bagnolesi, chiamati pappemolle dai bagnolesi). Fossero Bagnolo Cremasco o Ripalta Cremasca Comuni bucolici, strabelli, che ci vengono i turisti; da postare sul social “I borghi più belli d’Italia”, più del Lago di Como, più dell’Oltrepo’, della Val Camonica, allora l’autonomia è un valore, ma con Vergonzana già Comune di Crema che ci sta a fare Izano da solo? Un gemellaggio con un’altro Comune anonimo come Izano, magari in Moldavia, per una gita in pullman, o scambiarsi le cartoline, un selfie con vista sul viale di Izano?

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