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IVANO MACALLI

Audacter calumniare, semper aliquid haeret

“Audacter calumniare, semper aliquid haeret cioè Calunnia senza timore: qualcosa rimane sempre attaccato.”
“Questa sentenza è citata da Francesco Bacone (da De dignitate et augmentis scientiarum, 8,2,34) ed è un’applicazione della persistenza e immortalità della vox populi, ancorché costituita di mera calunnia, e dell’impossibilità che essa perisca completamente.”

“La sua origine sarebbe un passo di Plutarco (da Quomodo adulator ab amico internoscatur, 65d) dove Medio, adulatore di Alessandro Magno, “raccomandava di attaccare e mordere senza paura con calunnie, asserendo che, anche se la vittima fosse riuscita a sanare la ferita, sarebbe comunque rimasta la cicatrice”. “
Discorso di Draghi per la fiducia a Camera e Senato. Il giornale Libero sovrappone, dopo affannosa ricerca, alcune frasi della lettura a quelle di un articolo di Francesco Giavazzi, economista, pubblicato da Repubblica il 30 giugno scorso. Draghi ha copiato! Il mio giornale, elegantemente, non raccoglie la provocazione e per alcuni giorni tace. Ieri però riprende il tema senza per altro accennare alla malignità, e racconta dell’amicizia e stima che lega i due protagonisti, formatosi entrambi negli States alla scuola di Franco Modigliani e Dornbussch nei primi anni Settanta sottolineando che i due collaborano da anni scrivendo a quattro mani articoli di economia. Che significa che è molto probabile che Draghi abbia copiato se stesso. Chi scrive riconosce di essere caduto nell’inganno e diffusa la maldicenza, a meno che non si voglia dimostrare che niente è programmato per caso. Da questa logica comunicativa e persuasiva comunque, sia chiaro, mi distacco, anche se amaramente riconosco la grande verità di Plutarco: qualcosa rimane sempre attaccato!
Non solo con Barbara D’Urso. E ripeto il mea culpa: come fidarsi di quel certo Senaldi e del grande e pericoloso potere dell’informazione? Del resto qualcuno credette anche, nel 1938, all’arrivo degli Ufo diffuso via radio da Orson Welles che semplicemente leggendo “la guerra dei mondi” scatenò il panico presso gli americani così che, parole sue, «Furono le dimensioni della reazione ad essere sbalorditive. Sei minuti dopo che eravamo andati in onda le case si svuotavano e le chiese si riempivano; da Nashville a Minneapolis la gente alzava invocazioni e si lacerava gli abiti per strada. Cominciammo a renderci conto, mentre stavamo distruggendo il New Jersey, che avevamo sottovalutato l’estensione della vena di follia della nostra America.» . Follia che continua ancora ora, anche con i piedi per terra e applicata in modo vergognoso alla propaganda politica.

IVANO MACALLI

25 Feb 2021 in Società

9 commenti

Commenti

  • Ebbene si, io che il latino l’ho imparato …..”a orecchio” (nel dopoguerra, papà tornato dalla prigionia, le lezioni di latino di mamma ci consentivano di sbarcare il lunario e, attorno al tavolo del soggiorno, si accalcavano gli studenti ed io, piccolino, giocando ascoltavo!) “audacter” non l’avevo mai sentito! Grazie Ivano.
    Nel merito: il “mio” di giornale, la tecnica delle “calunnie audaci”, magari reiterate, proprio la aborre !
    Va di gran moda peraltro in tanta TV e stampa “spazzatura” , nonche nei crudeli pettegolezzi della “piccola città”. E Crema lo è!
    Quanto al fantastico Orson, si è inventato un uso fantasioso, direi quasi artisticamente creativo del mezzo radiofonico, quando l’utenza era ancora ….”vergine”, ed i risultati furono davvero eclatanti.
    Dei giorni nostri…..non ho il coraggio (anzi l”audacia”) di parlare. Pietoso velo!

    • Caro Francesco, c’e la calunnia grande come una casa come furono i “Protocolli dei Savi di Sion” che funzionarono da insegnamento pedagogico sotto forma di denuncia per perseguitare, accoppare, fare cenere degli ebrei, e ci sono le calunnie sottili, impercettibili , ma che servono a nascondere la realtà, a modificarla a proprio piacimento, per interesse, faziosità, stupidità, oppure per debolezza tonta di chi le riceve e non fa una piega. Un signore, di cui non cito nome e cognome perché qui non legge il commento, mi ha scritto che “Crema è Cremonese” e cosi pure tutto il Cremasco. È una calunnia? Non proprio una calunnia, non come altre più propriamente calunnie; un segno di scarsa conoscenza della geografia? Forse. Oppure è appropriazione indebita di un territorio, mangiandoselo politicamente, e amministrativamente? Credo che questo signore non ha torto, in fondo. Perché? Senza quei cartelli marroni che indicano strade del gusto di color marrone a San Bernardino, Trescore Cremasco, e altrove e’ possibile che qualche Cremasco sbaglierebbe strada tornando a casa, andrebbe fuori rotta, magari finirebbe a Lodi. Ha ragione quel signore. Senza una guida, si sbaglia strada.

  • Restando all’incipit direi ancor più feroce la marchiatura popolare nel detto: “Non c’è campana che suoni senza battaglio che batta”. Già, inesorabile, perché qualunque imbecille l’abbia detto il fondo di verità è eterno.
    Ma in questo, come in tutti i casi, vale il classico “E allora?”
    Perché opporsi è inutile, vale il lasciar scorrere e guardar con superiorità, il Wu Wei della canna, piegata sin sotto la corrente incolta e impetuosa dei brusii, poi eretta al sole dei fatti, che parlano da loro. Anche nel caso in esame, sì!
    Tuttavia… se questa corrente è meno impetuosa è meglio, quindi l’azione degli uomini di buona volontà, come tu stai facendo, è meritoria. Tanto quanto quella di chi (e dai, andiamo avanti a forza di citazioni!), pensa fra sé: “Non ti curar di loro, ma guarda e passa” versione pop del dantesco “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. Cavolo quanto andiamo indietro con le idiozie!

    • Sai Ivano, ripensandoci, in tempo di linciaggi fisici, aprire una crepa nella voce cretosa del popolo è ancor più meritorio

    • Poi ci sono quelli che minimizzano pur riconoscendo che le tutte ferite lasciano cicatrici. Ma distinguono, “le ferite non sono tutte uguali e di conseguenza i segni che restano”. E lo imputano al politicamente corretto che non distingue tra Dumbo e la revisione di frasi “sconvenienti” e Mein Kampf. E testualmente, la mia fonte, dice che “il problema principale sia la sostenibilità dell’offesa”. E continua scrivendo che “amputazioni gravi e piccole ferite non sono la stessa cosa, non meritano la stessa ansia e lo stesso dolore”. A parte il fatto che la sofferenza di ognuno è insindacabile, Michele Serra, che in genere mi trova in accordo, ricorda che tanti dolori, reiterati negli uomini e nel tempo, sono sempre stati affrontati e superati quando ora appaiono inguaribili e che ormai la nostra capacità di “gestire l’offesa è ridotta ai minimi termini e che la suscettibilità è altissima”. Poi sempre all’insegna del politicamente corretto riconosce anche che persone indifese “hanno perso lavoro e reputazione sulla base di dicerie, testimonianze sospette, recriminazioni trattate come vere e proprie capi d’imputazione”. E in questo caso Serra riconosce la necessità di rimediare alle sue parole precedenti. E io annovererei pure i casi di suicidio che spesso la cronaca ha documentato. Poi ci sono quelli che delle calunnie se ne fregano. E’ nuovissima la nomina della pletora di sottosegretari nominati da Draghi (dai partiti in verità). Scorrendo la loro biografia e il detto in proclami più o meno recenti, questi signori che immeritatamente siedono quegli scranni dovrebbero a mio avviso sprofondarsi per mancanza di competenze e incapacità. Non sto ad elencare le stupidate dette e fatte nel tempo, il mio giornale oggi, senza tema di smentita, le menziona tutte. Si saranno sentiti calunniati? In questo caso la calunnia, elencata quasi uno per uno e per quasi tutti, ha sortito l’effetto contrario a quello ipotizzato da Plutarco. Forse ha ragione Serra, esistono calunnie e calunnie. Alcune non lasciano cicatrici, anzi! O altra lettura: quanto riportato dai giornali non è “calunnia” perchè essendo la verità i nostri partiti hanno saputo trasformarla in merito. Misteri della fede, cioè della politica.

  • Botticelli e Rossini, arte figurativa e musica, venticello che insinua e si insinua. Tema antico, a tutto campo, come la Storia della perfidia dell’uomo. Per farla breve.

  • In effetti la fattispecie di calunnia prevista all’art. 368 del nostro Codice Penale è piuttosto restrittiva, per diverse ragioni, rispetto al senso attribuito alla calunnia, ad esempio, da Bacone e forse da Plutarco.
    Sia la fattispecie giuridica che il senso più generale con cui si intende di solito la calunnia sono però talmente risalenti da perdersi nella notte dei tempi. I calunniatori, anche quelli recidivi, abituali o professionali, ci sono sempre stati. Più che altro, la diffusione e la pervasività dei media attuali rendono la calunnia, comunque intesa, molto più agevole e diffondibile. E i giornali tradizionali sono nulla rispetto al web, anche in questo.
    C’è pure da dire che, anche per via di questi media così proliferanti e invasivi, parecchi soggetti si prestano a diventare vittime del tipico abuso della credibilità popolare. Anche qui, diciamoci pure che i creduli e i boccaloni ci sono sempre stati. E anche oggi, in tema di pandemie, visti certi fantasisti del web, è chiaro che di Calandrini e di elitropie pseudoscientifiche siamo molto ben forniti. Del resto, anche la depenalizzazione del reato di abuso della credulità popolare già previsto dall’art. 661 del nostro Codice Penale facilita certe esternazioni e porta a volte a calunniare gli esponenti della medicina e della scienza in generale. Naturalmente, ci sono anche i calunniatori che sanno vestire i panni dei calunniati e delle vittime del sistema, dei perseguitati e dei repressi dall’establishment.
    Quanto alla politica, poi, il testo di Ivano mi sembra evocativo di folte schiere di personaggi, ovviamente non solo in Italia, pronti a lanciare il sasso, ritirare la mano e poi, appunto, lasciare che la vox populi (raramente identificabile, nonostante il vecchio adagio, con la vox Dei) faccia il suo corso.

    • Correggo, ovviamente. Abuso della credulità (non credibilità) popolare.
      La credibilità popolare è oggetto di altre discussioni, anche elettorali e rappresentative.

  • ALLUDI, CALUNNIA, QUALCOSA RESTERA’. Titolone introduttivo di alcuni articoli su Robinson di ieri, inserto culturale di Repubblica, che analizza la fenomenologia del complotto.

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