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ADRIANO TANGO

Convergenza di calamità?

Epidemia e siccità, la prima si impone alla nostra attenzione obliterando la seconda.
Ma c’è qualcosa di biblico nell’aria?
Non proprio, perché se il virus lo possiamo inquadrare fra le punizioni divine comminate a suo tempo al faraone d’Egitto, vista l’alta mortalità, non abbiamo ancora visto traccia delle altre piaghe: niente invasioni di rane, locuste, mosche velenose, il Serio scarseggia nella portata, ma non si arrossa di sangue e niente tenebre di giorno e così via.
Ma proprio a luce mi ha preoccupato vedendola filtrare verso le sei e trenta in casa, perché se la promessa pioggia fosse giunta, come preannunciato dal vento fresco di ieri pomeriggio e dal meteo, sarebbe stata molto fioca, sporca ma benefica!
E invece luce viva; un ripensamento impietoso: quattro gocce e rinviate a sabato.
Certo, i rinvii sono di moda ma l’acqua ci serve, perché le irrigazioni di soccorso sono già partite in agricoltura su prati, frumento, cipolle e meloni, e vi dico io anche nei nostri giardini, fra marzo e aprile!
E il Po è ai livelli dell’agosto 2020, con un -2,66 mt, mentre al lago di Como mancano venti centimetri per raggiungere il minimo storico di sempre.
Quindi per quanto potremo permetterci di succhiare ancora acqua?
E per il raffreddamento dei radiatori dell’industria?

La paura sotto sotto c’è, variamente commista a quella della pandemia, e a quella di una carestia, e l’associazione di eventi fa pensare a molte persone con cui ho comunicato proprio alla punizione di un’entità superiore, che la si chiami ira divina o semplicemente mutato equilibrio del sistema Gaia.
Quindi abbiamo la coscienza sporca, e lo sappiamo. E nulla facciamo, o poco?
Ma non sarò mica colpevole di procurato allarme? Vuoi vedere che mi denunciano? Controlliamo innanzitutto se soffriamo di complessi di colpa o siamo di fronte a un’eccezionale convergenza di eventi quindi.

Inverni secchi al nord li ricordiamo nel 2015 e 2011, mentre nel 2003 prevalsero la siccità e il caldo africano estivi. Nel 1994 fu secco tutto l’anno, dopo l’alluvione del Piemonte di quello precedente.
E passiamo alle altre annate secche da pochi ricordate per limiti di età: Nord secco nel 59, e soprattutto nel 45, quando la siccità coincise col dopoguerra.
Dalla storia climatologica apprendiamo poi di una siccità del 1921, paneuropea e anche questa parabellica, ma nulla in confronto con il 1893, l’anno più secco, in cui la pioggia praticamente non si vide per niente.
Spostiamoci ora in area storica antica: siccità memorabili quelle del 1539, 1616, 1741.
Qualcuna se la saranno dimenticata, avevano altro per la testa, e di epidemie ce n’erano tante che sicuramente qualche nefanda convergenza ci sarà stata, ma resta un fatto innegabile: la differenza di frequenza dal pre e post antropocene: un episodio in media ogni dieci anni, con tendenza all’abbassamento degli intervalli, contro uno a secolo.
Inoltre in secoli passati il fabbisogno idrico era minore, perché la popolazione era di dieci volte inferiore, perché pochi animali erano allevati sull’aia o al pascolo, e non intensivamente (una mucca necessita di oltre 300 lt di acqua al giorno in lattazione), ma soprattutto perché anche se l’acqua era poca il terreno la assorbiva, e non la rigettava, come ora avviene data la cementificazione, direttamente in fogna, o nei fiumi e quindi a mare, e anche i fiumi avevano le golene, fattore di scambio idrico col terreno.
Già, perché l’Italia è comunque un paese piovoso, ma dei trecento miliardi di metri cubi che il cielo ci regala solo l’11% viene trattenuto!
Le cause della riduzione di pioggia le conosciamo: venti continentali, alte pressioni sulla zona entroterra, il dirottamento di El Niño e altri cicli termici oceanici, la deforestazione.
Le cause della scarsa capacità di tesaurizzazione, oltre alla cementificazione, sono nella rete idrica colabrodo, nell’uso indiscriminato di acque potabili, ma soprattutto nel dispendio per produzione alimentare orientata a metodi ormai insostenibili su vasta scala.
E noi cosa stiamo facendo?
C’è speranza.
Coldiretti si sta impegnando su progetti di utilizzo delle nuove risorse europee per una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, a basso impatto paesaggistico, anzi, direi gradevoli, perché l’acqua è comunque fonte di allegria, senza uso di cemento.
Si ridurrebbe così la carenza del 30%, con una riduzione anche del dissesto ambientale.
La cordata include, oltre Coldiretti in prima persona, anche Anbi, Terna, Enel, Eni, Cassa Depositi e Prestiti, con il contributo di varie Università.
Orizzonte temporale il 2030.

Lo vedete che non vi sommergo solo di notizie catastrofiche?
Ma il nostro dovere, lo abbiamo ben presente? Già dimenticato?
Orientare il mercato verso nuove richieste che rendano meno competitivi i “carnifici”, risparmiar l’acqua, lasciare ingiallire i prati e trasformarli magari in giardini rocciosi, e accontentiamoci di questi buoni propositi; mica un dogma, solo un orientamento individuale percentuale.
La televisione dice tante sciocchezze e bugie, quando dà sani consigli crediamoci!

 

 

Riferimenti personali Cremascolta:
8.8.2017 Acqua
26.11.2017 Aridocoltura
6.4.2021 La giornata mondiale dell’acqua

 

Che ci volete fare, pare sia un chiodo fisso!

ADRIANO TANGO

06 Apr 2021 in Ambiente

6 commenti

Commenti

  • Ops… manco finisco di postare che si alza il vento e poi le prime gocce, ma in realtà l’immagine all’evidenza è il meteo di oggi, che si rimangia le promesse di piogga d ieri, e comuque per colmare un deficit come quello accumulato, che ci porta adesso alla situazione di un agosto asciutto, ce ne vuole!
    Spero, come voi, mica voglio aver ragione, ma se piove e poi non la sappiamo raccogliere, a che serve?

  • Ho letto che rispetto ai parametri europei noi italiani siamo degli “spreconi”, anche per il nostro sistema idrico colabrodo e per le scelte economiche generali (coltura intensiva, allevamento), oltre che per le cattive abitudini individuali: l’Italia è, per consumo pro-capite, la prima in Europa per il consumo d’acqua e la terza nel mondo.
    Mi sembra che più di noi consumino soltanto gli Stati Uniti e il Canada. In pratica, noi consumano pro-capite quasi 8 volte l’acqua usata in Gran Bretagna, 10 volte quella usata dai danesi e 3 volte quella che consumano in Irlanda o in Svezia. E mi pare che l’argomento del freddo e quindi di ciò che ne consegue sia insufficiente a spiegare il fenomeno. Ogni italiano in media consuma circa 240 litri d’acqua al giorno. Ovviamente, la media risente dei consumi di carattere generale detti sopra, per cui le cose andrebbero approfondite dando una maggiore granularità al dato complessivo. Insomma, come si diceva in azienda, serve il drill-down, se no si capisce poco. comunque, quel poco che si capisce, ai fini di una presa di coscienza, basta e avanza.

  • In generale rispetto allo sfruttamento di risorse il Global Footprint Network nel 2019 (Agenzia statuitense per la transizione ecologica) assegna all’Italia un eccesso di consumo pari a 4,5 volte la quota sostenibile. L’acqua problema nel problema perché in grado di bloccare ogni produzione materiale, anche meccanica, non solo alimentare. Certo, i tubi sono colabrodi, ma almeno quell’acqua finisce in falda. Molto più colpevole le buona acqua che dopo un giro nello sciacquone fiisce in fogna, o quella piovana che per il suolo impermeabilizzato viaggia direttamente verso fogne e fiumi, e fiumi caalizzati, senza goene! Poi c’è la scelta agricolo/zootecnica ormai insostenibile, ma almeno quell’acqua in qualche modo torna. Per il recuero della piovana spero nel progetto microbacini che ho citato, che avrebbe effetto mitigante anche sui microclimi. E poi c’è l’effetto deforestazione che aumenta l’evaporazione. Intanto la cerchiamo sempre più in profondità, vedi Cremona, e così aggraveremo la subsidenza padana che in tempi non lunghissimi toglierà terreni arabili. Al fenomeno lo stoccaggio gas, tanto accusato, sta ponendo un freno, e se a questo, in era post metano, seguirà stoccaggo idrogeno e anidride carbonica sarà un equilibrio meritorio. Resta il fatto che incidere sull’agricoltura, volenti o nolenti i contadini (sulle loro resistenze inopportune Marino dialoga con me su FB e mi da ragione), sulla zootecnia (una mucca in lattazione richiede circa 300 litri d’acqua/die, emettte il 70% di quei gas serra che nel complesso della zootecnia costituiscono il 18%, contro il 13 dei trasporti). Infine i risparmi domestici: più giardini roccisi, per chi ce l’ha, e recupero delle acque grigie e piovane. Come da sempre, perché non basta pagare la bolletta e girare il rubinetto!

    • Comunque piove alla giusta cadenza per un completo assorbimento, ma andrà n caland e solo fino a martedì.
      ARPA nel suo sito dà i dati delle centraline, ma non aggiornati: settimana fino al 4.4 “Il volume invasato nei grandi laghi lombardi, rispetto alla settimana precedente, è rimasto invariato per il lago di Garda, è diminuito per i laghi Maggiore, d’Iseo, di Como e d’Idro. E sotto la tabella numerica, che la prossima settimana potremo cofrontare con l’andamento attuale. Un esercizio che saprebbe ottimizzare Giorgio!

  • E frattanto (vorrei tanto sbagliarmi!) nella disastrata zona “Coop/exFiat”, si sta preparando un’altra mega asfaltata dei nuovi piazzali alla faccia della pavimentazione filtrante! Ho visto già posizionati i tombini per il convogliamento delle acque piovane. Dove? Direttamente in fogna come d’uso ….scellerato?
    Niente di nuovo quindi sul fronte regolamenti edlizi?
    Qualcuno mi dica che sbaglio!

    • Franco c’è poco da sbagliarsi: prima di iiziare a crescere col fabbricato ricoprono tutta la superfice con un foglio di materiale plastico!
      Per questo rispondevo a Pietro che i tubi che perdono sono il minor dei mali: almeno quella torna in falda! Crimiali con licenza di uccidere.
      D’altra parte con la vecchia COOP hanno avuto un sacco di problemi di infiltrazione, quindi tagliano la testa al toro,ma a noi altro…

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