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Alba e Tramonto – Emilio D’Ambrosio

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D’Ambrosio ha già scritto e pubblicato a stampa sui temi che esplicita nel sottotitolo di questa nuova esposizione: vissuti… cure palliative e biotestamento. Questa volta affida il suo pensiero, la sua testimonianza, le sue aspirazioni ai nostri ebook, quale mezzo vitale e diretto per affrontare un tema ancora scotomizzato dai più, quasi innominabile, o accolto

D’Ambrosio ha già scritto e pubblicato a stampa sui temi che esplicita nel sottotitolo di questa nuova esposizione: vissuti… cure palliative e biotestamento. Questa volta affida il suo pensiero, la sua testimonianza, le sue aspirazioni ai nostri ebook, quale mezzo vitale e diretto per affrontare un tema ancora scotomizzato dai più, quasi innominabile, o accolto da scongiuri: la morte.
Basterà tuttavia leggerlo, già a partire dalle prime pagine, per capire che la sua visione, quella che vuole trasmetterci e spera divenga cultura diffusa, non è quella di un evento terminale che recide come una cesoia la storia di un individuo, togliendole, in un istante, o in un lento protrarsi di decadimento, la propria significanza.
Al contrario l’evento prende il senso di un compendio, e se questo è correttamente ed umanamente condiviso assume il valore di un affettuoso atto collettivo.
E allora l’immagine di ineluttabilità e terrore che la parola morte ci ispira si sgretola. Del resto Emilio stesso la sostituisce esplicitamente con quella di “non vita”. La visione ritorna in citazioni suggestive come questa: “Nella locandina funeraria, il ricordo, la sua scomparsa in un viaggio senza ritorno con un messaggio del veliero che annuncia ‘Non ci sono morti: È la bellezza. È la vita’”.
La trattazione si dipana su aspetti tecnici di buona gestione, sul ruolo di figure istituzionali, familiari, di volontariato, che emergono dal suo scritto non come portatori di atti caritatevoli, ma di attori collaboranti alla stesura di un riepilogo della vicenda più intensa di significati che esista: la vita umana.
Poi pone dei punti fermi sull’iter che ha portato all’attuale visione del vero rispetto della vita nella fase più delicata, con asserzioni forti e nette come questa: “Si può affermare che la sedazione terminale/sedazione palliativa è una procedura terapeutica che appartiene alle cure palliative da praticare alla fine della vita che è eticamente lecita in entrambe le principali prospettive etiche presenti nell’attuale dibattito bioetico”.
E si spinge D’Ambrosio a prese di posizione che rispecchiano lo spirito maggioritario, non certo universale, del blog, quali: “Prima o poi arriveremo anche ad approvare per legge la facoltà di ricorrere al suicidio assistito. Ci vorrà tempo. Forse molti anni… ma arriveremo anche noi”.
In una seconda parte, per nulla scollegata, stringe il campo, con massimo apprezzamento, sulla realtà locale assistenziale, centrando il discorso sulla “RETE CURE PALLIATIVE di Crema”: un’eccellenza.
Per quanti ora si chiedano se Emilio abbia scritto un trattato teorico, un accurato report su fatti, Strutture e legislazione e sul momento storico-cultuale inerente il tema del fine vita, non mi resta che rispondere: “bisogna conoscerlo”. Conoscerlo per raccogliere le sue testimonianze che sono una cosa sola con le sue emozioni, per capire che non si è presentato su questo filo sottile di confine armato della corazza del tecnicismo, delle difese ed espedienti anti burn out, ma come uomo, con le sofferenze che ne ha tratto e le gioie di condivisione che ne ha ottenuto.
Grazie Emilio.

Adriano Tango

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07 Feb in

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